24 Agosto 2016:la vita si ferma per sempre.

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Questo è il momento del racconto. Delle storie dei sopravvissuti che davanti alle Tv sgranano tra le mani il Rosario per raccontare la loro via crucis, il dolore di chi non ha più niente. Il 24 agosto alle 3:36 la vita ad Accumuli, Amatrice, Arquata del Tronto ha subito una battuta d’arresto per un terremoto che ha cancellato questi paesi ridotti ad un cumulo di macerie. Un terremoto di magnitudo 6.0 ha provocato in pochi secondi il dissolvimento di palazzi, case, strade, chiese, facendo peggio di una guerra. Paesi con borghi storici pregevoli, palazzi antichi, monumenti portati via dalla furia di una catastrofe simile ad una vera e propria apocalisse. Stringe il cuore vedere i sopravvissuti sistemati in tende di fortuna e soprattutto il pensiero fisso, costante dei sopravvissuti è solo uno: poter rientrare nelle proprie case che purtroppo adesso non ci sono più, riprendere la vita di tutti i giorni, in nome delle vittime innocenti che in una notte agostana hanno finito di respirare per sempre,  testimoniata da un orologio rimasto fermo alle 3:36. Ed è in simili momenti che imperioso diventa il ricordo del terremoto dell’Aquila che ha distrutto un altro pezzo di storia di questo Paese non più tanto bello, ma ferito da avvenimenti naturali  catastrofici,  come solo un terremoto può essere. L’Aquila, che ancora non riesce a risorgere, con un centro storico fantasma, nonostante siano trascorsi ben lunghi sette anni e la gente continua a rimanere nelle  “new town” cadenti anch’esse, allestite per l’emergenza ma che  continuano ad essere l’unica abitazione di chi ha perso la casa quel sei aprile del 2009. Lavori che sono andati a rilento per via di fondi che non bastavano, per patti di stabilità da rispettare, per un’economia collassata e che  sta sempre più lentamente collassando,  lasciando sul terreno vittime di una miseria che cresce e cambia la storia di ognuno di noi. L’Aquila che aspetta, tra inverni ed estati che si susseguono, di rinascere,  a cui adesso vanno ad aggiungersi altri paesi del centro Italia che hanno subito il disastro del terremoto il 24 agosto 2016. Mentre scriviamo e cerchiamo di raccogliere le idee ci chiediamo se i 234 milioni saranno spendibili nel più breve tempo possibile e se verranno abbreviati i tempi della ricostruzione. Una ricostruzione per dare senso ad una morte insensata che non guarda in faccia nessuno e miete in pochi istanti vittime innocenti. Quando le cose si vogliono, le strade per agire velocemente si trovano e soprattutto quando si lavora per il bene dei sopravvissuti si fa di tutto per cancellare l’orrore di quei momenti difficili, da dimenticare per chi rimane, ma che potrebbe essere lenito dagli sforzi per ricostruire ciò che è caduto e ridare un minimo di speranza ai superstiti di questa tragedia che si è abbattuta alle prime luci dell’alba di un giorno d’agosto. Vorremmo che i racconti di una comunità decimata diventassero grida che squarciano il muro del silenzio, il punto da cui partire e che alle parole seguissero fatti concreti.