Accoglienza e media:dove vai se il lavoro non ce l’hai!!!

 

 

“Dietro la chiusura del Cara di Castelnuovo, la protesta di chi perde il lavoro”. –  “Conte rivela a Merkel: M5S giù nei sondaggi e preoccupati, Salvini al 35%”. Questi sono i titoli di due articoli apparsi su  “La Stampa.it” di venerdì 25 gennaio scorso. In Italia l’attacco dei mezzi d’informazione al Governo in carica si è fatto esasperante e sputtanante per loro medesimi. Il primo dei due titoli introduce alla protesta di un centinaio di lavoratori di una cooperativa che perderebbero il lavoro se il Cara della cittadina laziale dovesse chiudere i battenti. Il secondo è tratto dalla nuova incursione spionistica di un inviato del programma televisivo “Piazza pulita” (la settimana precedente l’inviato si era introdotto tra i tavoli di un banchetto di vip, Matteo Salvini in testa, organizzato su una terrazza romana). Che il canale televisivo LaSette dell’editore Cairo voglia fare anch’esso “piazza pulita” del Governo Lega-Cinque stelle non desta meraviglia, né stupore, ma c’è modo e modo, e quello adoperato per carpire il contenuto di un dialogo tra Angela Merkel e Giuseppe Conte è davvero miserrimo. E’ stato contrabbandato come fuori onda una interpretazione labiale, con presunte garanzie scientifiche,  di ciò che si sarebbero detti, in perfetto inglese, i due leader di governo. E dunque siamo arrivati alla spy-story; alla fantascienza oppure alle scuse del lupo per mangiarsi comunque la pecora, nonostante quella non abbia arrecato danno alcuno alla famelica creatura. Mettere pubblicamente zizzania è un altro dei maldestri tentativi dei media allo scopo di sovvertire le conseguenze della rivoluzione politica in atto in Italia. Sicché il Presidente del Consiglio italiano avrebbe rivelato le paure ed i timori nutriti dai Pentastellati nei confronti della Lega di Matteo Salvini per un clamoroso sorpasso nel consenso elettorale. Ma litigano, non vanno d’accordo (a dire della stampa asservita) e cadranno presto i “gialli” ed  i “verdi” ; un noto quotidiano nazionale lo va dicendo tutti i giorni, e lo giura sul proprio onore (oramai perduto per sempre). E torniamo  al primo dei due titoli, laddove si cela l’essenza del “furore buonista” che si ammanta e si fa scudo del dramma dei migranti proprio quando il  numero degli arrivi è vistosamente in calo. La protesta di chi ha trovato impiego e lavoro sulla tragedia dell’esodo con i suoi annessi e connessi (Sprar, Cara ecc.) sarebbe giustificata come quella dei monatti laddove il contagio della peste va affievolendosi. Perché la loro, quella delle cooperative, delle onlus e delle ong, è una filiera produttiva che è destinata a esaurirsi quando l’Africa sarà stata travasata tutta in Italia oppure quando in quel continente il popolo avrà finalmente raggiunto il benessere che tutti gli auguriamo. Dunque, la “fabbrica del cioccolato” rischia di chiudere, con grave nocumento per tutti i tagliagole, caporali e sfruttatori che hanno costruito le proprie fortune “commercializzando” quel prodotto, stoccato nei Cara e negli altri centri di accoglienza gestiti da cooperative e affini. Davanti al dilemma se trovare e mantenere un lavoro stabile occupandosi di migranti, oppure auspicarsi che non via siano più anime vaganti per i mari alla ricerca di un futuro, la scelta che appare privilegiata è senz’altro la prima. Da qui gli scioperi, le proteste e le invettive contro un governo che ha inteso porre un argine al fenomeno migratorio senza sbocchi e che comporta un esborso divenuto oramai insopportabile per la collettività, laddove occorrono non meno di cinque miliardi all’anno per farvi fronte. Tutto ciò al netto delle umiliazioni, dello sfruttamento e delle angherie che i fratelli  venuti dal mare, scampati alla guerra, fuggiti dalla miseria subiscono quotidianamente innanzitutto per la mancanza di un progetto vero di accoglienza che li accompagni sino all’inserimento lavorativo. Ma è che in Italia “manca l’articolo” cioè il lavoro, e se il lavoro che si trova è quello di mediatore culturale, di operatore sociale e dell’accoglienza, il timore di perderlo è priorità assoluta. Il destino dei migranti viene dopo, quindi il “buonismo” mostra clamorosamente il fianco allorché intervengono degli interessi personali, di gruppi o di organizzazioni che, minacciati, danno luogo a proteste, scioperi, rimostranze e invettive. Purtroppo è quanto accaduto a Castelnuovo con la paventata chiusura del Cara. Forse quando in Italia si dice che gli immigrati sono una risorsa, il concetto è da intendersi cinicamente nell’ottica descritta. Anzi, il forse è di troppo.

Antonella Policastres