Essere alternativi nelle proposte

 

 

zona-industriale-crotone-11Sono settanta i municipi commissariati in Calabria per infiltrazione mafiosa. Come la volti, come la giri, la corruzione diventa sempre più dilagante in un Sud che non potrà mai dispiegare le ali, se tali fenomeni non saranno arginati. Le ragioni che portano allo scioglimento dei comuni sono di diversa natura: errori amministrativi, infiltrazioni mafiose, mancata approvazione del bilancio. Le operazioni di commissariamento quindi riguardano maggiormente le realtà del sud: Calabria, Campania, Sicilia, dove c’è una forte commistione tra politica e affari. Diceva Paolo Borsellino “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” Compromesso e contiguità mafiosa regolano il rapporto tra politica e malaffare, tant’è che i partiti sono considerati dai più come dei comitati furfanteschi i cui amministratori altro non fanno che onorare le cambiali firmate a tempo debito dai loro padroni. Dal 2001 al 2014 sono stati sciolti 2385 consigli comunali . Da quando poi la ‘ndrangheta ha esteso i suoi tentacoli al Nord, condizionando talune amministrazioni locali, paesini come Brescello sono stati interessati dallo scioglimento amministrativo per infiltrazioni mafiose. In pratica le linee della buona amministrazione, invece di dettarle lo Stato, le determinano i comitati d’affari grazie a dirigenti compiacenti generalmente nominati dai politici. Un male inguaribile quello della corruzione, se è vero che i 25 anni di “Mani pulite” sono trascorsi invano e le recidive sono all’ordine del giorno, ovunque. La nuova fase della controffensiva al fenomeno della corruzione dovrebbe essere “Mani tagliate”, mani tagliate a coloro che rubano e, soprattutto a coloro che vendono, a “spizzichi e bocconi” il patrimonio pubblico. Mai sia che questo si sia verificato anche a Crotone, perché in talune vicende, come quella di “Punta Scifo” se ne sente il tanfo lontano chilometri, nonostante non esistano prove che, almeno al momento, possano avvalorare una simile sciagurata ipotesi. Quanto l’Anac, “Autorità nazionale anticorruzione” possa incidere in fatti amministrativi così estesi in tutto il territorio nazionale, è da dimostrare. Posto che siffatto osservatorio nazionale per contrastare la corruzione è stato concepito per prevenire ingerenze di grosso cabotaggio, come quelle correlate alla realizzazione di grandi opere . Tra una grande opera da realizzare e una miriade di “lavoretti” da commissionare senza gara e ad affidamento diretto, può intercorrere lo stesso volume di interessi diretti e quindi di affari. Ma nella giurisprudenza corrente, elevata è l’incidenza del dubbio quando non si coglie la flagranza del reato e, se esiste incertezza nel giudizio,vale sempre il principio antico del “dubio pro reo”. Sicché la vicenda dei dirigenti del comune di Crotone messi in ferie forzate perché prossimi alla pensione, assume i contorni e le apparenze di una coincidenza. La giustificazione del sindaco attualmente in carica è che i dirigenti, non avendo usufruito delle ferie spettanti nel corso degli anni, sono stati posti in condizione di non poter chiedere indennizzi monetari, una volta raggiunta l’età pensionabile, che scatterà il prossimo giugno. Fin qui sembrerebbe che il primo cittadino, attento alle questioni di ordine monetario, abbia agito in modo trasparente. Ma i malvagi, gli stessi che sostengono che il palazzo comunale non sia ubicato più in Piazza della Resistenza, ma presso una centralissima via della città che porta il nome della Capitale, affermano che è stata spianata la strada per l’arrivo di uomini e donne, molto vicini al cuore di un dio “glaucopide”, che possano sostituire i pensionandi, A nutrirli tali sospetti vi sono autorevoli

rappresentanti delle istituzioni locali, tra i quali c’è anche la consigliera comunale del Pd Rosanna Barbieri. Ma sotto il sole niente di nuovo, laddove un’altra operazione che presenta delle vistose opacità è quella che ha portato all’acquisto di “Crotone Sviluppo S.p.a” per trasformarla in società in house del Comune. Insomma, più che altro, per dirla con la società consortile fondata nel 1993 per coadiuvare la ripresa economica dopo le dismissioni delle fabbriche e oggi assorbita alla municipalità, ciò che si sta sviluppando è l’appetito di una certa politica che, comunque, era stata mantenuta ai margini durante i due mandati elettorali di Peppino Vallone (con esclusione della fase iniziale, laddove l’avvocato era anche egli un cartonato). Morale della favola: a Crotone non si fanno le pulci (neppure se grandi come coccodrilli) a nessuno, tranne che ad aziende come Eni e Syndial, Ed a questo punto della vicenda, sarà bene rinfrescare un po’ la memoria ai cittadini, raccontando una vicenda, quella della fine delle fabbriche sino alla bonifica, provando però a guardare la medaglia da tutte e due le facce.

Antonella Policastrese