Barcellona: Il canto della libertà

I Queen cantavano un tempo “Viva Barcellona”. Difficile dimenticare le note e le strofe di un testo che potrebbe diventare l’inno della Catalogna, alle prese con un Referendum negato da Madrid. “Fino alla fine W Barcellona. Il mio sogno si sta avvicinando” , e forse è destinato a infrangersi, aggiungiamo noi? Non avremmo mai creduto che un referendum potesse scuotere la Spagna e se dovessimo ricercare indizi, allontanando sospetti per la ricerca della Verità, chissà se la parola populismo sarebbe stata agitata così negativamente  come sta avvenendo troppo di frequente in questi ultimi anni. Alla base di tutto c’è l’irreversibilità del “sistema Europa” e questo accade per l’appunto quando le democrazie vanno in coma e i popoli devono convertirsi al ruolo di sudditi. Un referendum dovrebbe essere un segnale per uno Stato di malesseri profondi all’interno di una società e se c’è davvero la voglia di dare risposte ai cittadini si dovrebbe  cercare  di capire cosa si deve fare. Invece i segnali sono inequivocabili. Pugno di ferro e negazione di quello che è un bisogno e un diritto  e che lo Stato abiura, insieme alla  protesta di  massa che nasce dal basso . Siamo all’assurdo: fa troppo paura la parola Stato, non più compatibile con la parola  Europa che nelle proprie sedi decide ciò che ritiene sommariamente giusto per i vertici, ma non per le masse sempre più chiamate alla sottomissione e all’obbedienza. Fiacchi i servizi in Tv, ultimi gli spazi, dedicati dai giornali alla Catalogna, come se quelle proteste di massa fossero una vergogna da nascondere e non mostrare troppo. Cosa fa paura all’establishment europeo così prevenuto che si nasconde dietro un silenzio complice, lasciando che si consumi un misfatto ai danni dei manifestanti?

Barcellona, un grido di libertà che scuote le fondamenta e che il vento propaga in ogni angolo dell’universo, perché le nostre vite tali non sarebbero se la minaccia della censura pretende di prevaricarle. Eppure tantissime voci non le metti a tacere insieme, sono così forti da essere come una valanga che si stacca e tutto trascina. Brutto affare avocare ai propri comandi anche la polizia catalana che deve prendere ordini da Madrid per far rispettare la voce dei più forti, come Rajoy crede. Più che un Presidente, un monarca disposto a tutto pur di mantenere il potere interno e dentro l’Europa consenziente, che non muove un dito e non è presa da nessun sospetto, avallando il pugno forte.

L’intero Paese protesta, non si arrende, non si lascia intimidire. La libertà è spezzare le catene dall’asservimento e provoca tanta paura agli architetti dei poteri  all’ unico dio denaro, a cui bisogna inginocchiarsi. E’ come se di colpo i bisogni i desideri di passate e nuove generazioni fossero stati vincolati legati al carro di uno schiavista, dimenticando che un’idea non puoi ammazzarla, non è un corpo che marcisce in un fosso. I sogni sono liberi come il profumo della libertà a cui nessun uomo potrebbe mai rinunciare, che una volta diffusasi diventa virale e per essa ci si fa ammazzare.

E’ così difficile capirlo?