calabria :la rivolta cova sotto la cenere

 

Si naviga a vista. E’ come trovarsi sulle galere di Ben Hur, con le catene attaccate ai piedi, costretti a remare a suon di frustate insieme agli altri schiavi. Roma o morte, dove ogni cosa viene decisa, anche l’elezione di un Presidente del Consiglio regionale. Sta succedendo in Calabria, con una Giunta che ha all’incirca sei mesi di vita e che pur tuttavia, per indagini in corso, ha conosciuto un rimpasto e l’intervento del Nazareno, per eleggere un giovane rampante di area renziana come Presidente del Consiglio regionale. E come se non bastasse ci sono anche un commissario ed il suo luogotenente che rimarranno in carica fino al 2018 per occuparsi della sanità. Già, la sanità, in una Calabria sconquassata di suo, che conoscerà altri tagli o accorpamenti di strutture sanitarie, per razziare denaro e trasferirlo nelle casse pubbliche nazionali. Il commissario Massimo Scura dopo aver accontentato lobby sanitarie, spogliando un santo per vestirne un altro, nei giorni scorsi ha riferito a Roma sul lavoro effettuato e non una parola è trapelata su malumori che a Crotone stanno riguardando l’apertura di una struttura oncologica accreditata, sulla quale pare ci sia il divieto assoluto di avere l’ok per poter garantire servizi. Cose calabresi, cose di una terra che ha visto la decisione del proprio destino svolgersi altrove ,considerata soltanto terra di conquista per piazzare qualche cavallo vincente, che nel corso del tempo ha lavorato per sopperire interessi di taluni a discapito di altri che non rientravano nelle cordate di potere. In mezzo, cittadini che non hanno mai deciso nulla se non singolarmente. Bastava legarsi al carro giusto ed il gioco era fatto. Ma i nodi prima o poi vengono al pettine e la Calabria che sta subendo una vera involuzione sociale ed economica, sta conoscendo sulla pelle di tanti disoccupati il significato della mancanza di lavoro e di una visione a lungo raggio per potersi difendere da una crisi senza precedenti. C’è insofferenza, ma anche fuoco che cova sotto la cenere, per situazioni arrivate al limite. Una fra queste riguarda i LSU (Lavoratori Socialmente Utili), che da mesi non ricevono lo stipendio ed aspettavano l’ok del governo nazionale per avere l’erogazione di 38mln di euro che si trovano già nelle casse di palazzo Campanella. Ma in questo momento, grazie al Patto di stabilità, revisione della spesa, quella cifra serve al Governo per far cassa .Una situazione inconcepibile in una Calabria piagata dalla ndrangheta, ma che non offre riscatto ai tanti onesti di questa terra dimenticata da Dio e dagli uomini. Si decide dunque tutto a Roma e quelle riforme attuate per far ripartire il Paese, nelle aree più svantaggiate assumono la funzione di sostanze tossiche che ammorbano l’aria circostante. Per il momento di una cosa siamo certi,tanto da tentare una previsione: se i soldi non bastano e la coperta è corta, nulla di più facile è ricorrere all’eliminazione delle Regioni. In fondo i governatori di area di centro sinistra debbono rispondere solo alla direzione romana del partito, non certo farsi carico dei bisogni della popolazione che vive la propria esistenza in modo gramo, senza speranza ed al limite di ogni decenza. Premesso che i tagli si effettuano sulla pelle dei cittadini e le riforme hanno come scopo anche abolire diritti e licenziare come vuole l’Europa, tutto lascia presagire uno scenario simile. Venti di rivolta soffiano implacabili, caldi come quelli di un’estate così torrida da togliere il respiro.