Calabria:Adolescenza bruciata

 

 

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A tredici anni sei ancora una bambina, seppure il corpo lentamente subisca una trasformazione e si diventi donne nel fisico ma non nella mente. In Calabria evidentemente questa teoria non vale e se a tredici anni  hai la sfortuna di innamorarti di uno più grande di te e per giunta del figlio di un boss, sei spacciata. E’ quanto successo ad una giovane adolescente di Melito Porto Salvo, un avamposto di ndrangheta dove le leggi le detta l’onorata società, comprese le regole del vivere civile e dove tutti si adeguano e tacciono. Una bambina dunque che a 13 anni  dopo aver perso la verginità con il figlio del boss diventa merce di scambio del branco e così diventa lecito abusare di un giovane corpo a turno e ricattare la vittima di essere sputtanata. Cose di Calabria, di una terra arida di sentimenti, selvaggia come questa storia che non può avere nessuna attenuante, né tantomeno giustificazioni per i carnefici da parte del Paese; carnefici che puntano il dito contro una ragazzina, additata come inquieta, una poco di buono che non sa stare al suo posto e tutto sommato quanto gli è successo se l’è cercato. Una storia terribile che va avanti per circa tre anni e, seppur tutti sapevano, tutti tacevano per le eminenti personalità implicate in questo schifo di caso. Come si fa a tacere, come si fa a non inorridirsi e continuare a lasciar fare come se questi abusi fossero la normalità? Quale la differenza tra una comunità islamica che relega le donne nei burqa che non devono mostrare per nessuna ragione al mondo nemmeno un pelo del proprio corpo ed il bollare come ragazzina facile una tredicenne che per amore finisce per restare incastrata nella tela del ragno? E’ questa la Calabria che vorrebbe riscattarsi da secoli di umiliazioni e tornare a vivere, respirare l’aria del cambiamento? Se questi sono i presupposti direi di no. Specie se ad una fiaccolata organizzata da Libera per condannare un simile gesto è un quarto del paese a partecipare, mentre la maggioranza rimane nelle proprie case. Tanto quanto è capitato a quella bambina mica tocca le loro figlie, ignorando che quando si è adolescenti si è esposti perché troppo giovani per capire le insidie di una realtà complessa barbara come quella in cui si vive. Che importa se per anni una tredicenne diventa un gioco per tanti che se la passano di mano in mano infierendo su un corpo, annientando volontà e dignità di giovani vittime? No, non può andare così la Storia. E se a sventare questa specie di roulette russa ci ha pensato la polizia, dovrebbe essere la società civile tutta ad indignarsi per non permettere che pseudo boss possano decidere della vita e della morte di ognuno di noi.