Calabria:qui dove la legalità è un optional

 

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Fa discutere la triste storia di un ‘adolescente verificatasi a Melito Porto Salvo. Una tredicenne che doveva sottostare alle voglie del branco, in quanto il capo era il figlio di un boss. Tutti sapevano, ma tutti tacevano e ognuno tacitava la propria coscienza additando la ragazzina come una poco di buono, mentre poco di buono non era il figlio trentenne del capo clan. Calabria, dove adesso tutti si stracciano le vesti e davanti all’amara realtà c’è chi si affretta a scrivere precisazioni ed intima di non fare di tutta l’erba un fascio. Spiacente ma quanto successo non è che uno degli effetti collaterali di cause che denotano un malessere ancora più profondo. In questo lembo di sud dove le regole le rispettano solo i fessi ed il confine tra legalità ed illegalità è un filo flebile, succede che le proteste o le denunce contro soprusi ed ingiustizie si perdono nel nulla, specie se riguardano personaggi importanti che se ne infischiano altamente dei disagi dei cittadini, che non godono di nessuna rete di protezione, ragion per cui i diritti vengono declassati a favore nel chiedere, con il cappello in mano, ciò che ti spetta legalmente. E’ un diritto vivere in quartieri decorosi dal punto di vista igienico o sanitario? Non certamente, se nel centro storico crotonese devono convivere uomini, topi e blatte, non solo perché ci sono tombini sporchi e la disinfestazione non si capisce cosa sia. Indecoroso questo modo di procedere, specie se il centro storico ultimamente è stato convertito ad attività ristorative da parte di chi afferma di aver investito quattrini ed attende di conseguire un ritorno economico sulle spalle di chi in questi luoghi, purtroppo, ci abita e vive da trent’anni. Alla fine quindi, quando succedono fattacci simili a quelli di Melito tutti a strapparsi le vesti, dichiarandosi inorriditi di fronte a ciò che tutti sapevano. Questa, al mio Paese, è ipocrisia bella e buona, in quanto bisognerebbe avere il coraggio di andare fino in fondo per perseguire un minimo di legalità. Evidentemente ciò è impossibile, perché a non cambiare è la mentalità dei sorrisini, del buonismo e del “mi faccio i fatti miei”, lasciando che gli altri si scannino e chiamandosi fuori di fronte all’irreparabile quando in fondo siamo tutti colpevoli.