Il caso di Emanuela Orlandi: le verità nascoste

Fa un certo effetto vedere Pietro Orlandi con i capelli bianchi chiedere la verità su sua sorella Emanuela, dopo la sparizione avvenuta 34 anni fa. Nell’aula del Senato si è svolta una conferenza stampa, indetta dal senatore Maurizio Santangelo del m5s, presieduta al contempo da Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha Visto” trasmissione televisiva che cerca di far luce sui casi di scomparsa. A prendere la parola la stessa Sciarelli che dal 2004 ,quando per la prima volta fu chiamata a dirigere la trasmissione, trattò il caso lasciando una finestra sempre aperta su una storia  fatta di depistaggi, bugie, per frenare qualsiasi tipo d’inchiesta riguardante il caso. Pietro Orlandi a quel tempo aveva i capelli neri e, senza mai arrendersi, ha  continuato a chiedere  Verità e Giustizia per il caso di sua sorella che continua a rimanere un cold case. Eppure molti particolari sono emersi e molte mezze verità, come aver scoperto che Renatino De Pedis era sepolto nella chiesa S. Apollinare a Roma, in uno spazio riservato a prelati o benefattori. Certo è che De Pedis più che un benefattore dell’umanità, come capo della Banda della Magliana, portò lustro a tanti malviventi dal grilletto facile, ragion per cui invece di dichiarare chiuso il caso forse bisognava insistere ancora di più, per far luce su un Vaticano avaro di notizie  che non vuole aprire i suoi archivi per arrivare a capire cosa sia successo ad Emanuela Orlandi, che un giorno davanti al Senato fu avvicinata da uno sconosciuto e di lei si perse ogni traccia. Emanuela Orlandi aveva quindici anni quando il 22 giugno divenne un’ombra nella terra degli scomparsi, andandosi ad aggiungere al numeroso elenco di coloro di cui rimane una foto sbiadita dal tempo. Ancora più amare le parole di Pietro, che non riesce ad avere pace, che sul soglio di S. Pietro ha visto l’avvicendarsi di tre Papi che si sono chiusi nel loro criptico silenzio, come se questa verità troppo scomoda debba essere a tutti i costi nascosta. Non si può rispondere facendo spallucce a chi vuol sapere, non si possono chiudere porte, alzare muri. Eppure tutto questo è successo a Pietro Orlandi che lo racconta nella conferenza stampa. L’ultimo muro  è stato quello alzato da Papa Francesco, incontrato dalla famiglia Orlandi appena entrato in Vaticano, il quale disse che Emanuela era in cielo, inutile dunque cercarla ancora tra i vivi. Ed è questa terribile realtà che dovrebbe indurre il Vaticano a fare chiarezza su una cittadina appartenente al suo Stato, relegata all’oblio, ma che esige una risposta ora più che mai, ora che sono passati troppi anni e tanti paradossi sono emersi da questa drammatica vicenda. Il caso Orlandi appartiene a tutti noi, abbiamo il diritto di sapere e non possono dirci “scusate il tempo è trascorso, passiamo ad altro”. Sempre nella trasmissione di Federica Sciarelli era emersa una vicenda da far accapponare la pelle: Marco Accetti, un oscuro personaggio, forse un frequentatore abituale delle segrete stanze, che entrò ed uscì dal caso portandosi dietro altre contraddizioni, altre incongruenze e come se la legge fosse per lui un optional è diventato a tutt’oggi un intoccabile, pur avendo a suo carico parecchie storie di pedofilia. Fatti di questo genere suscitano un’ondata di indignazione, e ciò che si evince è che la Giustizia per i poveri mortali non esiste, figurarsi poi chiedere verità e scoperchiare il vaso di Pandora. No, non è possibile vivere come se nulla fosse successo o come se questo caso non ci appartenesse per la sua virulenza, per la drammaticità che hanno portato sulla scena del crimine troppi personaggi entrati ed usciti come se si trattasse della rappresentazione di un dramma teatrale.  Se è vero che abbiamo uno Stato di diritto e che non viviamo nella repubblica delle banane  è tempo di aprire la bocca, fare luce, abbattere i muri dell’omertà altrimenti non diventa credibile chi parla di  “abbattere i muri”.

Siamo tutti Pietro Orlandi. Vogliamo la verità