Caso Lotti: sono tutti uomini d’onore

Ministri che rimangono al loro posto, nonostante un’inchiesta in corso grande quanto una casa, sindaci che la colpa non è loro poverini, se si circondano di gente che avrebbero dovuto evitare come la peste ed invece li hanno introdotti nello staff. Una vera baraonda, dove tutti non si pongono lontanamente la domanda su cosa significhi senso etico, quando applicarlo, senza ignorarlo.Una mozione di sfiducia conclusasi con un nulla di fatto quella contro il ministro Lotti, indagato per essere stato la gola profonda nella vicenda “Consip” Un Parlamento che somiglia sempre più a un ‘armata Brancaleone. In fondo Bruto è un uomo d’onore e anche gli altri, tutti uomini d’onore. Sembra d’assistere alla tragedia shakespeariana  del Giulio Cesare che lascia toccare con mano la crisi che tocca le istituzioni e una società sempre più dimenticata e a volte ignorata. Emblematici i toni e il linguaggio usato. Lotti quando parla sembra un cavaliere di nobili principi al servizio dell’Hidalgo che mai rinnegherebbe e a cui mai negherebbe la difesa a costo della vita. Si batte per esso fino alla fine, insinuando negli astanti  la possibilità di un  complotto come fine, per farlo fuori e colpire il divin signore. I toni diventano aspri, contro i detrattori che hanno osato lanciare il guanto di sfida che Lotti raccoglie ,per il singolar tenzone. I cinque Stelle secondo il nostro, garantisti a giorni alterni, che vedono la pagliuzza nell’occhio del fratello ma non la trave nel proprio, mettono sul tappeto della disquisizione  la questione Raggi alla quale va tutta la solidarietà del cavaliere forse per essersi smarcata  dal concetto di Onestà  e una volta sulla sedia aver capito che bisogna essere come Bruto. Non meno diverso il tono usato dal tesoriere del PD Francesco Bonifazi che pur di far scendere nell’agone Grillo, lo accusa di essere un vile, incapace di prendersi le sue responsabilità, discreditandolo davanti all’opinione pubblica in quanto prestanome per quanto   scrive sul blog con toni offensivi, per cui l’onta  deve essere  lavata a suon di querele.Ma contro chi? Bisognerebbe accusare la piattaforma che si regge su codici e algoritmi e rende bene l’idea di quanto sia farlocca una politica di proclami di recitazioni necessaria per superare gli avversari e salire sul podio della vittoria. I destini di Cesare, Bruto, Antonio si consumano su un palcoscenico parlamentare dove a essere tradito è l’ideale di libertà, sacrificato in nome di una politica divenuta un nodo scorsoio per chi è invisibile e nulla conta nei palazzi del potere,  dove prevalgono interessi perseguiti con uomini che come tessere di un mosaico vengono sistemati al posto giusto, necessari al momento giusto.Una violenza verbale, in nome di uguaglianza e giustizia da perseguire bruciando sul rogo gli ideali e premiare così uomini privi di qualsiasi moralità in quanto la politica è diventata il mezzo per liberarsi dagli idealisti. Siamo sulla via giusta per sostituire la democrazia alla tirannia seppellendo il bene e usando ambiguamente le parole che avvelenano la mente e alla fine i traditori sono tutti uomini d’onore.