Crotone: editto contro Margherita Corrado.

 

Era l’anno 2006, quando i fratelli Scalise, imprenditori di una catena di articoli sportivi, decidono di puntare sul Turismo ,costruendo un agriturismo su un terreno agricolo che nel piano regolatore, prevedeva  simili attività.Si sarebbe  trattato di tirare su  strutture amovibili dopo aver avviato procedura di acquisto, per un  terreno da un proprietario che fa prima a morire che firmare l’atto di vendita.Pur tuttavia il sacco di Punta Scifo ha continuato il suo iter  con autorizzazioni concesse  e documenti prodotti in meno di 24h, per  un progetto che non  prevedeva certo 79 bungalow in legno, ma un mega villaggio che avrebbe dovuto  accogliere all’incirca 500 ospiti con la fruizione  di una piscina di quattro metri e mezzo di profondità sul terreno demaniale e che a tutt’oggi è ancora lì in prossimità della spiaggia Premesso che Punta Scifo ricade nel Parco archeologico di Capocolonna, a vigilare sulla megastruttura doveva  essere la soprintendenza che a quanto pare in questa triste vicenda ha chiuso tutti e due gli occhi, permettendo un simile scempio e abuso del luogo.E così gli sbancamenti dell’area iniziarono  nel 2013, mentre nel 2015 la Regione concedeva una sanatoria per un tratto di costa simile per bellezza e importanza alla Valle dei Templi di Agrigento. In pratica è come se all’interno dell’area archeologica agrigentina, fossero stati concessi permessi per edificare  strutture d’accoglienza per i turisti.Per essere ancora più precisi, l’autorizzazione del mega villaggio fu concesa anche dalla dirigente all’urbanistica nel 2011,pur non essendo gli Scalise imprenditori agricoli di professione, requisito essenziale per la realizzazione di un campeggio in un’area che prevedeva null’altro che tale  tipologia d’intervento edificatorio.E a questo punto grazie all’archeologa Margherita Corrado ed associazioni ambientaliste che scatta il  provvedimento di sequestro preventivo  del Marine Park Village  , dopo che la professionista aveva stilato un dossier di propria mano, con atti, firme, e concessioni opache ,finito direttamente sul tavolo del Ministero ai Beni Culturali.E’ chiaro che se nel 2009 la Soprintendenza dei beni archeologici e culturali di Cosenza non avesse dato parere favorevole, anche perché  mancava  il nullaosta paesaggistico, le cose sarebbero andate diversamente e l’edificazione della struttura turistico alberghiera abusiva,  non avrebbe mai visto la luce. Invece è toccato ai magistrati mettere la parola fine alla devastazione edilizia di Puta Scifo, tant’è che il PM Gaetano Bono, ha rinviato a giudizio, insieme ai fratelli Scalise, anche il soprintendente di Cosenza Mario Pagano insieme alla dirigente dell’urbanistica Elisabetta Dominjanni e il funzionario Gaetano Stabile del Comune di Crotone. Buon senso vorrebbe che se un sovrintendente è in attesa del  processo debba essere quantomeno sospeso dal proprio incarico. Ma la Calabria è la terra della magia e non solo Pagano è rimasto al suo posto, ma ha querelato l’archeologa Margherita Corrado, diffidandola dal lavorare.In pratica colei che ha avuto la costanza di denunciare lo scempio di Punta Scifo, salvandola dalle mani di palazzinari senza scrupoli, oggi si ritrova sul banco degli imputati, per non essere rimasta in silenzio e avallato l’opera edificatoria di persone, che badano solo ai propri interessi, non certo a quello di luoghi sacri da tutelare. Il procedimento penale per diffamazione  contro Margherita Corrado è stato aperto dalla procura di Torre Annunziata per screditare la professionalità di un’archeologa, a cui sta a cuore il proprio territorio. Per contro, solo a un cieco vero,purtroppo per lui, è precluso guardare quanto sia bello il Paradiso;ovviamente prima che dei presunti imprenditori turistici lo trasformassero in uno scifo;ricordando a tutti coloro che non lo sapessero che con la parola “scifo” si intende il trogolo dove mangiano i porci. Margherita Corrado rappresenta i crotonesi che quei luoghi li hanno amati e continueranno ad amarli per sempre. Forse è giunto il momento di abbattere quello scheletro di piscina, che impunemente tocca la spiaggia ed è un pugno nello stomaco  oltre ad offendere  gli occhi di coloro, che continuano ad ascoltare nel silenzio del posto la voce  degli dei che aleggia sul mare