La vicenda dello scalo aereo crotonese, nella fase che va dal fallimento della vecchia gestione, all’esclusione dal bando Enac di quella nuova che si era fatta avanti per gestirlo, è abbastanza complessa e articolata al punto da non potersi riassumere con qualcosa di diverso che non sia un libro. Appena un paio di anni di fatti, notizie e avvenimenti, durante i quali l’aeroporto S.Anna ha continuato a vivere. Ma se volessimo tornare indietro nel tempo, cioè da quando quello scalo ha cessato di essere l’unico della Calabria, perché era nato quello di Lamezia, sarebbe come raccontare la storia della fenice. Perché la fenice è un uccello che appartiene alla mitologia, dotato di longevità e in grado di poter rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Di esso ne fa menzione addirittura Esiodo, con questi versi:”Di nove uomini forti così la ciarliera cornacchia vive la vita; il cervo di quattro cornacchie, e il corvo diventa vecchio quanto tre cervi. La fenice, poi, vive per nove corvi…”. Longevità dunque, nonostante tutto e nonostante i lunghi periodi di “morte” o “coma indotto” che lo scalo aereo crotonese ha patito nel corso della sua storia. Quindi, in un modo o nell’altro, esso sopravviverà anche questa volta, anche se dovrà cambiare padrone. Ma poi anche quel futuro padrone andrà in crisi, dovrà tagliare i costi, presentare dei piani industriali e di ristrutturazione aziendale che vedranno fatto salvo solo il primogenito, ossia lo scalo lamentino. Di mezzo a queste tormentate vicende, due sono i vulnus: l’isolamento di un territorio e i livelli occupazionali. In una recente assemblea i lavoratori dell’aeroporto S.Anna hanno espresso tutta la propria preoccupazione per il loro futuro occupazionale; questo in una realtà dove ormai anche un solo posto di lavoro fa la differenza e incide sull’economia locale. Perderlo, anche quel solo posto di lavoro, è un lusso che Crotone non può permettersi. Tuttavia, il mondo del trasporto aereo e dell’esistenza in vita degli aeroporti, è uno dei comparti produttivi più difficili e complessi da gestire e tenere in piedi. Perché il più piccolo degli scali aerei italiani, costa almeno 4 milioni di euro all’anno. Per raggiungere questa soglia di sopravvivenza, secondo l’Enac (Ente nazionale aviazione civile), occorrono 40 mila movimenti aerei o 500 mila passeggeri all’anno, laddove per movimenti aerei si intendono decolli e atterraggi degli aeromobili su un aeroporto. Il S.Anna nel 2015 ha fatto registrare 1860 movimenti e 280 mila passeggeri. Con questi numeri un aeroporto non avrebbe ragione d’esistere perché andrebbe incontro a un severo indebitamento per coprire quei 4 milioni di spese annue. Ma se cosi fosse, da Torino a Biella dovrebbero chiudere ben 36 aeroporti. Se ciò non avviene è perché intervengono lo Stato, le regioni e gli enti pubblici, che di fatto ripianano le perdite accollandosi i cosiddetti oneri di servizio, che vengono riconosciuti alle compagnie aeree per garantire il traffico in determinati bacini, oppure partecipando finanziariamente alla gestione degli aeroporti. L’Italia ha dunque 47 aeroporti su una popolazione di 61 milioni d’abitanti dislocati su un territorio di 301 km² . In Germania di aeroporti ce ne sono 32 per 82 milioni d’abitanti dislocati su un territorio di di 357 km². Anche in questo specifico comparto figuriamo come il Paese degli sprechi e della soverchieria cronica. Sarebbe invece interessante fare un raffronto tra la rete dei trasporti italiana e quella tedesca, ma se da noi è carente, se non fatiscente,una volta tanto non è colpa della Germania. Dunque l’Enac ha escluso la cordata crotonese per la gestione trentennale dell’aeroporto S.Anna a causa di carenze documentali; tantomeno è ipotizzabile che quel bando sia stato concepito per far superare all’aeroporto crotonese e a quello reggino le criticità che sono indicate per qualunque scalo aereo faccia registrare meno di 40 mila movimenti aerei o 500 mila passeggeri all’anno. Appare evidente che se non può farcela la cordata crotonese, non potrà farcela nessuno dei soggetti che hanno partecipato al bando dell’Enac e quindi due su tre degli scali crotonesi tireranno a campare, così come hanno fatto sin ora, confidando su oneri di servizio e partecipazioni finanziarie degli enti pubblici. Tanto valeva lasciare le cose come stanno e lasciare che il soggetto crotonese propostosi come gestore dello scalo facesse in casa sua quello che altri faranno al posto suo. Al momento, della nuova morte della fenice crotonese si conosce addirittura la data, che avverrà il 31 ottobre. Ammortizzatori sociali per i lavoratori dell’aeroporto (semmai ve ne si possa fare ricorso) sono in vista; ma per loro e per il territorio crotonese, speriamo che la fenice non ci impieghi molto a rinascere e che torni a volare alto, sopra il cielo di S.Anna.