Crotone: mare, sole, vento: Ulisse e il canto delle sirene

 

Siamo seduti sulla bocca di un cratere che prima o poi erutterà travolgendo con lava e lapilli tutto ciò che nel suo cammino incontrerà. Siamo appena agli inizi di una campagna elettorale, che si preannuncia rovente  e gli squali sott’acqua nuotano per afferrare e divorare le loro prede. C’erano una volta le ideologie, l’illusione che il mondo potesse evolversi in meglio, ma a distanza di tempo le lancette dell’orologio sono tornate maledettamente  indietro e ci siamo ritrovati a far parte di una società sfilacciata, contraddittoria governata da pochi ricchi e da una massa sempre più numerosa di poveri. La povertà è facile da governare. Le promesse tengono e in cambio di un osso ognuno è disposto a fare qualsiasi cosa. Ovunque le cose vanno in questo modo, e se i riflettori poi li spostiamo in centri come Crotone, ci si accorge che siamo ritornati al tempo delle tribù e dei capi villaggio.Lotte intestine avvengono lontano dai riflettori e il risultato è che ci si ritrova in una realtà dove pochi predominano, dove gli interessi sono ben celati e la gente si muove come gli uccelli: non più in stormi , ma spostandosi  dove capita, vagano senza una meta. Manca una visione d’insieme, una programmazione, la capacità di fare qualcosa per questa comunità fatta di giovani neet che si definiscono generazione debosciata, perché per loro ogni porta è sprangata. Siamo passati dall’inseguire i sogni, al fuggire dagli incubi, come l’affrontare giornate come tante prive di speranza, senza possibilità di svoltare. A fronte di giovani e ragazzi figli di nessuno, si possono ammirare i discendenti di una nuova razza padrona: coloro che amano la vela, che basta un po’ di vento a farti le scarpe nove  per affrontare l’ignoto, novelli Ulisse che dominano il  mare e le tempeste. Piccoli dei Nettuno stanno conquistando la scena di una Crotone sonnacchiosa, abulica, che non ha in sé la forza di riscattarsi. Insomma diciamola tutta: la vela è uno sport per pochi eletti per i costi proibitivi e non accessibili alla massa, pur tuttavia è diventata ultimamente uno degli elementi fondamentali , da quanto dicono i noumen, per uscire dall’isolamento e organizzare gare, tornei ed animare il porto. A ben guardare più in fondo, il porto Vecchio si sta trasformando sempre più in una riserva privata, e non è escluso che presto diventerà inaccessibile, considerati i nuovi appetiti che già ci sono e manca soltanto un tantino piccolino,  per soddisfarli.  Intanto la questione che tiene banco è il mancato decollo dell’aeroporto, divenuto una questione di lana caprina, con la nascita di fazioni che si azzuffano, senza arrivare a nessuna conclusione. Se si amasse realmente la città ci si batterebbe come i cavalieri durante le crociate, per  rompere l’isolamento dovuto a mancanza di strade e ferrovie. Le cose camminano insieme e non sono slegate l’una dall’altra, ed invece ci si focalizza solo sul dito senza guardare la luna.E come da copione, gli allibratori sono pronti per far scendere in campo i loro uomini migliori, contando che da queste parti e con una legge elettorale che premia i nominati, la vittoria è già dietro la porta. Sarà davvero così? I guru cosa metteranno in gioco cosa prometterano e cosa racconteranno ai tanti neet privati del loro futuro? Il mondo è in subbuglio, anche se qui slegati dal resto dell’universo, si ragiona sempre allo stesso modo, niente è scontato, la realtà è fluida e chissà se questa volta ci sarà la capacità di aprire gli occhi per liberarsi dalle sanguette. Per ora si firmano protocolli d’intesa, ma attenzione una firma non è risolutiva del problema è solo un atto d’intenti, perché se la grana non c’è, tutto è destinato a rimanere nel libro dei sogni… Accordi preelettorali per dare l’impressione che qualcosa si muova.