Crotone: Turisti ricchi e africani, attraccano sulla stessa banchinaa

E’ stata puntuale all’attracco la mattina del 10 maggio la nave da crociera “Seabourn Encore”. Un palazzo galleggiante, battente bandiera delle Bahamas,  lungo 200 metri e largo 36, con 600 passeggeri a bordo e 400 membri di equipaggio. Imponente, lussuosa, proveniente dai porti della Grecia è giunta sino al molo di Crotone quasi per rifiatare, poiché il tempo di tappa di questa nave da crociera, come tutte quelle che sono approdate qui, non supera le dieci ore. Ma in queste dieci ore, la città che spera, che anela vie di sviluppo, che ancora crede in un futuro migliore, allestisce gazebo; fa saltellare gruppi folk in costume tipico calabrese, distribuisce cartine della città; apre“boccacci” di melanzane sott’olio e affonda coltelli in forme di pecorino da offrire ai ricchi  croceristi discesi dalla nave. E siccome a Crotone città, tutto sommato, non è che ci sia poi tanto da visitare, fiammanti pullman attendono i graditi ospiti per accompagnarli in un minitour in direzione Capocolonna e Santa Severina. Oramai questo è un protocollo; collaudato e non suscettibile di miglioramenti, poiché più di così non è davvero possibile fare e non sarebbe neppure giusto e conveniente farlo, neanche quando si è animati dal più fervente credo nelle strategie di marketing. Perché, quand’anche lo volessero, sia pure folgorati dal fascino dell’antica colonia greca, i passeggeri di quella nave non avrebbero a disposizione adeguati mezzi di trasporto per ritornare quaggiù. Questa è storia, poiché di navi da crociera nel porto di Crotone se ne vedono già da alcuni anni a questa parte. Ma il dieci maggio del 2017 quello della “Seaburn Encore” si è rivelato non essere l’unico attracco previsto. Già nella mattinata la nave “Vos Prudence”di “Medici senza Frontiere”, con a bordo 866 migranti, si attardava al largo di Catanzaro lido, ciò quando avrebbe dovuto attraccare nel porto crotonese all’alba del giorno successivo; ossia quando l’unica banchina adatta ad accogliere traffico passeggeri si sarebbe liberata. Il tempo c’era tra la partenza della nave da crociera e l’arrivo di quella con i migranti. Mai visto un traffico navale tanto intenso a Crotone, neppure nei tempi cui si riferiva Otello Profazio nella sua celebre ballata dal titolo “Il rapimento della bella”. All’epoca “’nta lu portu di Cutroni cinqucentu navi ci sta”; navi saracene, di pirati e di mercanti . Qualcuno degli equipaggi rapì la fanciulla curiosona e ne chiese il riscatto; questo il contenuto della canzone. All’epoca dei saraceni così stavano le cose; poteva starci il rapimento di vergini a fronte di un riscatto. Ma erano altri tempi, molti più oscuri, tuttavia meno gravidi di incertezze, paure, dubbi e perplessità. Liberate al più presto il porto di Crotone, finitela con queste pagliacciate; smettetela di far ballare quegli sfigati vestiti da improbabili pecorari di alvariana memoria e liberate il corso da tutti quei gazebo perché sta arrivando una nave carica di disperati. I due attracchi erano programmati per non coincidere, ma la nave di Medici senza frontiere con il suo carico di 866 migranti evidentemente non poteva stare all’ancora altre 24 ore in mezzo al mare; ciò è comprensibile e quindi l’arrivo della “Vos Prudence”è stato anticipato alla stessa giornata del 10 maggio. Questa nave è la seconda nella disponibilità della ong di “Medici senza frontiere”; 75 metri di lunghezza,in grado di ospitare a bordo sino a mille persone; tredici addetti (tra medici e assistenti) e diciassette membri d’equipaggio; equipaggiata con pronto soccorso, ambulatorio, farmacia e aree per trattare i casi più vulnerabili; ovverosia con tutto quello che gli utenti degli ospedali calabresi dell’era di Massimo Scura sognano ogni volta che gli viene un“pantico”. Può consolare però l’idea che una siffatta struttura, sia pure galleggiante, costa“appena” diecimila euro al giorno mantenerla; quattrini che, evidentemente, sono nella piena disponibilità dell’organizzazione umanitaria che possiede la “Vos Prudence”e che detiene, in comproprietà, pure la nave “Aquarius”. La vita umana tuttavia non ha prezzo, mente la schiavitù deve avere prezzi contenuti, possibilmente stracciati; in questi due parametri risiedono le ragioni del felice matrimonio tra globalizzazione e finanza. A noi, poveri e inermi cittadini, non resta che vivere l’incredibile contrasto tra l’approdo di una nave di ricchi e quella stracarica di disperati. Un paio di pullman per portare a spasso i croceristi e almeno 14 per portare alle destinazione assegnate gli 800 passeggeri soccorsi dalla nave di Medici senza frontiere. Qualche centinaio di euro nel primo caso, non meno di 42 mila nel secondo. Il costo è riferito al solo trasporto in autobus dei migranti; poi ci sono gli annessi e connessi; perché i volontari, e non se ne abbia male a nessuno per quanto diciamo adesso, un qualcosa (un bonus, una regalia, un corrispettivo dietro rilascio di regolare fattura) devono pure averla in cambio della solidarietà prestata, altrimenti la storia dei 5 miliardi che lo Stato italiano spende ogni anno per far fronte all’emergenza migratoria in atto nel Mediterraneo è una bufala. Poi ognuno può pensarla come vuole, compresa la constatazione che per svuotare l’Africa del suo miliardo e duecentomila abitanti ci vorrà ancora qualche anno. Poco importa se, una volta arrivate in Europa, tutte quelle anime di Dio, saranno costrette a vagare per gli inferi prima ancora prima di essere trapassati.  Riflessioni, niente di più, nel mentre in una bella giornata di maggio, con l’aria delle feste mariane che si respira a pieni polmoni, sul corso cittadino si balla sulle note di “Calabrisella mia”mentre nelle stanze ufficiali si approntano gli ultimi preparativi per accogliere e smistare una nuova ondata di “turisti per fame” facendo in modo che questi ultimi non si incrocino sul porto con coloro che hanno tirato il collo alla propria liquidazione concedendosi una crociera prima di rendere l’anima a Dio. Perché di giovani crocieristi, da che a Crotone (e sono trascorsi begli anni),  fanno tappa navi da crociera, se ne saranno visti si e no in tutto una ventina. Nell’altra schiera di naviganti: donne incinta a dire basta, minori non accompagnati a iosa; giovani a perdita di vista. Che sfiga però questa povera Crotone; ogni volta che rivolge lo sguardo fuori dalle sbarre della cella d’isolamento nella quale sembra essere reclusa, arriva un corvo per cacciargli un occhio. Sarà pure vero che gli occhi (soltanto agli sfigati, però) crescono ogni volta che si perdono, ma è un dato di fatto che i corvi sono volatili molto prolifici da queste parti.

Antonella  Policastrese