Crotone:ufficio scavi era già tutto previsto

RRecentemente, il Coordinamento provinciale di Forza Italia ha diffuso un comunicato nel quale si denuncia la chiusura dell’ Ufficio scavi crotonese della Soprintendenza archeologica, ubicato a Palazzo Morelli.  In esso si stigmatizza, altresì, il disinteresse generale delle istituzioni e delle altre forze politiche locali circa l’avvenuta spoliazione. L’appello veniva raccolto prontamente dalla senatrice Dorina Bianchi, nella sua qualità di sottosegretaria del Ministero al Turismo e Beni culturali e pertanto evidenziava prontamente ai vertici del dicastero (di cui la stessa senatrice è parte integrante) , il venir meno di un importante presidio istituzionale, nel campo dei beni culturali, ovvero dell’Ufficio scavi, nel cuore pulsante della Magna Grecia. A questo punto si può dire che l’appello di Forza Italia non è rimasto inascoltato,anche se nulla è cambiato in merito alla decisione di chiudere l’ufficio di Palazzo Morelli. Ma non avrebbe potuto essere diversamente, per una ragione molto semplice che può essere riassunta, prima, in una celebre frase attribuita a Francesco Ferrucci, condottiero della Repubblica fiorentina del 1500, e poi in una fitta trattativa politico-sindacale intervenuta all’epoca in cui Ministro ai Beni Culturali era Sandro Bondi. Prima considerazione: Francesco Ferrucci, rimasto ferito nella celebre battaglia di Gavignana tra forze repubblicane fiorentine ed esercito imperiale spagnolo guidato da Fabrizio Maramaldo, fu portato dinanzi a quest’ultimo che intendeva finire  l’avversario col filo della propria spada: dinanzi al colpo finale, Ferrucci esclamò tali parole: “Vile, tu uccidi un uomo morto !”. Ebbene, l’Ufficio scavi di Crotone era già bell’è che defunto abbondantemente prima del 2008, allorchè era stato trasferito a Roccelletta di Borgia, in provincia di Catanzaro. Di quello che era stato il nucleo di valorosi che aveva riportato alla luce, fra altri preziosi reperti archeologici, il “Diadema di Hera, non rimaneva che una sorta di circolo della bocciofila, ospitato presso un antico palazzo nobiliare crotonese, con tante cassette di reperti nell’androne e lungo le scale, e una sequenza di sale espositive dove in bella mostra c’erano soltanto la polvere ed i solchi tra le maioliche del pavimento. Una delle stanze era adibita ad ospitare il responsabile della Soprintendenza nelle sue funzioni di custode e gerente dei beni dello Stato dislocati in tutte le sedi crotonesi, tra musei e uffici. Ecco dunque cosa era accaduto. C’era stata una fase di riorganizzazione della struttura archeologica periferica della Calabria. Essa aveva investito  la  rimodulazione degli otto uffici periferici dai quali dipendevano i musei archeologici nazionali esistenti in Calabria, Il primo, e anche l’ultimo esponente politico calabrese ad accorgersi dello scempio, fu il deputato cosentino Cesare Marini, secondo il quale ad essere penalizzato nella riorganizzazione in specie era l’Ufficio territoriale di Sibari, ridimensionato sino ad essere anche esso, come Crotone, accorpato a Roccelletta di Borgia. Vale a dire che Cosenza era finita, per quanto riguardava le competenze in materia di preesistenze archeologiche, sotto la giurisdizione di Catanzaro.A essere precisi, il politico cosentino sosteneva che le competenze del presidio archeologico crotonese erano state ampliate, ma non era affatto così; semmai ci fu un baratto. Tuttavia in difesa della integrità di competenze crotonesi in ambito archeologico non si è mai sentita volare una mosca e un anno dopo l’interrogazione dell’allora onorevole Cesare Marini, cioè nel 2009, il Ministro per i Beni e le attività culturali diede la sua risposta. Quest’ultimo sostenne che le decisioni della Soprintendenza erano state concordate con le organizzazioni sindacali regionali e con le rappresentanze sindacali unitarie. In buona sostanza si era provveduto alla ridistribuzione di competenze territoriali in ragione dell’allargamento di livelli occupazionali e dell’assunzione di nuovi funzionari. Per esempio , nel 2007 nacque l’Ufficio territoriale della Sila, con sede a Crotone, affidato alle cure di altro archeologo responsabile; ed è lì il baratto cui si accennava prima. In sostanza, Soprintendenza e sindacati territoriali convennero sulla opportunità di trasferire l’Ufficio scavi da Crotone a Roccelletta di Borgia,  per aprire quello nuovo di zecca che si sarebbe occupato dell’area silana che almeno avrebbe portato ampliamento di organici e quindi nuove assunzioni (un funzionario soltanto, è dato di capire).Un baratto da straccioni, giacché neanche il presidio di archeologia silana esiste più da lungo tempo; il responsabile pare che viva e lavori ai confini con l’Austria. Fu dunque il classico uovo oggi invece della gallina domani; la cornucopia di diamanti contro i culi di bottiglia colorati, ben sapendo quanto sarebbe stato importante avere testa e cuore, ufficio scavi e scavatori, nella capitale della Magna Grecia, cioè a Crotone. Un burocrate in più, cento motivi di speranze in meno.  La risposta del Ministro dell’epoca (Sandro Bondi) alla interrogazione del deputato Cesare Marini è molto lunga e articolata, se qualcuno ci tiene a consultarla essa è la numero 4-01600 del 19/01/2009. E dunque, accorgersi soltanto adesso che lo Stato italiano sta chiudendo una delle sue strutture periferiche, ormai ridotte a orbite vuote come quelle di un teschio,  per risparmiare i soldi dell’affitto, è come avere perso gli occhi, già da tanto tempo, e lamentarsi oggi di non avere più le ciglia. Avvertire una dolore lancinante alla distanza di quasi dieci anni, è tempo perduto e segno di demenza senile, fatta salva l’attualità di quel dolore, se però correlato al venire meno di una congrua pigione annua in favore di qualcuno. Altrimenti questa storia della soppressione dell’Ufficio scavi di Crotone non è facile comprenderla ed ha chi l’ha determinata, l’unica cosa da poter dure sarebbe: “vile, tu hai ucciso un ufficio morto ! “

Antonella Policastrese