Da Isola Capo Rizzuto a Riace: Lucano come Padre Pio

All’indomani della “Operazione Jonny” che a maggio 2017 portò in carcere i gestori del centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto, non si registrò alcun commento da parte di coloro che hanno a cuore le politiche di accoglienza dei migranti. Le accusa mosse dagli inquirenti nei confronti dell’ente gestore del centro, ovvero della “Misericordia” erano pesantissime: avere come socio di riferimento il potentissimo clan degli Arena di Isola Capo Rizzuto ed aver distratto 32 milioni di euro di fondi destinati all’accoglienza degli immigrati  nel volgere di quindici anni. Nel processo che si sta svolgendo nei confronti degli accusati,  ovvero per coloro che hanno accettato il rito abbreviato, l’accusa ha richiesto dieci secoli di carcere da suddividere tra 85 imputati. Altri personaggi coinvolti nell’inchiesta hanno preferito affrontare il giudizio ordinario e tra di essi figura Don Edoardo Scordio, ex parroco di Isola Capo Rizzuto e punto di riferimento, insieme al governatore della Misericordia  calabrese e vice di quella nazionale, Leonardo Sacco. Per quest’ultimo, nel corso del giudizio abbreviato, sono stati chiesti 20 anni di reclusione, ma è da maggio del 2017 che si trova in carcere. Comunque sia, il centro di accoglienza di S.Anna, a due passi da Crotone, era tra i più grandi d’Europa; nel volgere di neppure un ventennio era divenuto la più florida realtà occupazionale del territorio. IL tutto grazie a un prete, Don Edoardo Scordio e al suo parrocchiano prediletto, Leonardo Sacco. Ma all’alba del 17 maggio del 2017, il grande sogno si infranse; sulla immane opera di solidarietà nei confronti dei migranti, calarono le tenebre e  circa 120 persone furono condotte in carcere. Il silenzio, invece, calò immediatamente; non importava che l’iniziativa del centro fosse scaturita dal volere di gente di chiesa, che fosse stata tirata su e fatta crescere per scopi caritatevoli, perché nessuno disse una sola parola, adombrò il minimo dubbio, espresse un briciolo di perplessità nei confronti della vicenda. Andarono in carcere e lì sono rimasti quasi tutti. Niente cortei di solidarietà, niente proclami, tantomeno atteggiamenti di protesta per cotanto decisionismo inquisitorio. Non un vescovo, non un singolo prete disse una parola o espresse il minimo dubbio, neppure quello che ritualmente è riservato a chi incappa nelle maglie della legge frattanto che si svolga il relativo processo. Fu come se tutti già sapessero che Don Scordio e Leonardo Sacco fossero colpevoli e che meritassero di finire in galera. Accadde dunque l’esatto contrario di quanto sta accadendo in questi giorni dopo la vicenda giudiziaria  che ha investito il sindaco di Riace Domenico Lucano. In Italia il riconoscimento di colpevolezza o innocenza giunge dopo tre gradi di giudizio, ma, a seconda delle situazioni e di chi è coinvolto, presso l’opinione pubblica può arrivare anche tre minuti dopo; il tempo che le agenzie di stampa battano la notizia. In questo tipo di atteggiamento entrano in gioco taluni fattori che derivano prevalentemente da opportunità politico-sociali e quindi si possono pilotare agevolmente. Craxi, Berlusconi, Andreotti, Fini e una pletora di politici furono condannati dall’opinione pubblica, attraverso gli organi di informazione e di propaganda politica, già qualche ora dopo le notizie di reato. Per altri, invece, pesantemente sfiorati da accuse gravissime, quali quelle di avere svenduto o dato via quasi gratis il patrimonio pubblico italiano,non si profilò neppure l’ombra di un processo. Sicché l’accoglienza e le politiche di integrazione dei migranti praticate a Riace e dal suo sindaco finito agli arresti domiciliari, sono opera buona, onesta e meritoria a prescindere da tutto, senza se e senza ma. Quelle poste in essere al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto, erano finalizzate a produrre sterco di Satana. Tutto ciò al netto dei vari garantismi: quelli autentici o quelli di circostanza, ovvero di quelli ringalluzzitisi di recente, già dal primo giorno si è insediato l’attuale Governo. Io credo che bisognerebbe invitare Fiorello a girare un film sulla realtà di Isola Capo Rizzuto e magari anche su quella di Castel Volturno, ma giusto perché la verità non sta mai in un sogno soltanto, ma in mille sogni e per farli ci vogliono mille e una notte. Di vero al momento c’è che l’accoglienza e l’integrazione all’italiana non prevedono svezzamento, se ciò avvenisse sarebbe il venir meno di quel latte con il quale la madre stessa si è nutrita, sia onestamente che proditoriamente, da Riace a Isola Capo Rizzuto.

Antonella Policastrese.