Diritti d’importazione

L’America è in festa. Plaude al liberatore Obama, per il riconoscimento a sposarsi anche con persone dello stesso sesso. Un vero tripudio del popolo gay, che ha fatto parlare di una grande nazione, capace di riconoscere i diritti delle persone nel vivere la propria sessualità ,senza più timori alla luce del sole. Premesso che stride parecchio questo discorso dei diritti umani, in una nazione dove vige la pena di morte, ma ci si chiede se anche i modelli culturali debbano, essere importati da oltre oceano. Infatti dopo che la Corte Suprema americana ha espresso il suo verdetto , il 27 giugno a Milano, Pisapia, ed altri politici tra cui Scalfarotto, hanno sfilato dietro i carri carnevaleschi del popolo arcobaleno, chiedendo la stessa cosa per l’Italia. Premesso che il Parlamento italiano è troppo impegnato a promuovere controriforme, che ledono il diritto alla democrazia, ed alla libertà d’espressione, c’è una certa cecità ed opportunismo, nel considerare il diritto dei diritti il matrimonio omosessuale, quando migliaia di cittadini non hanno più il diritto al lavoro, ad avere una pensione, o essere tutelati nel diritto a curarsi e vivere dignitosamente. Insomma ci troviamo difronte ad un’isteria collettiva che non prende in nessuna considerazione il pensiero dell’altra metà della società civile, che si sente defraudata e sbeffeggiata per avere una visione completamente diversa del problema. Su tutto basterebbe pensare a come si stiano stravolgendo i principi più elementari del diritto naturale, in base al quale l’occidente europeo ha costruito il suo pensiero , ora precipitosamente mandato in soffitta , in quanto a fare testo è il modello americano. Tutto questo discorso per l’America rappresenterà d’ora in avanti un business, ad opera delle case cinematografiche, che produrranno film su film sull’amore omosessuale. Non è un caso che le prime parole pronunciate siano state : ha vinto l’amore. Ma perchè fin’ora non c’era amore su questa terra, ed ora di colpo lo scopriamo ,grazie a pioneri capaci d’impiantare le tende della famiglia? Si sente lontano un miglio che oramai anche i sentimenti sono soggetti alla concorrenza del libero mercato, e per citare l’espressione di Busi, si mette eccome la mano nelle mutande, in quanto si vuol per forza imporre un tipo di sessualità ,che contraddice le regole naturali, le quali poggiano sulla riproduzione biologica, ad opera dell’unione tra un soggetto maschile e femminile. Innaturale ,privo di senso che ancora una volta non riusciamo a difendere la nostra identità e la cultura che ci caratterizza. Chissà cosa direbbe il poverello d’Assisi che nel lontano 1223 diede inizio per la prima volta alla rappresentazione del presepe. Da buoni italiani dovremo rinunciare alla nostra storia e fare un presepe con figure dello stesso sesso, abolendo Giuseppe e Maria? Dovremo abolire la festa della mamma e del papà per modificare completamente il significato di queste figure in contrasto con la genitorialità gay? Insomma ci troviamo difronte ai tanti paradossi che ci caratterizzano come popolo abituato a cedere, ciò che ci appartiene per un progresso che sa di regresso.