Donne poco tutelate. Diritti a metà

 

 

 

 

Un momento del sit in del coordinamento antiviolenza per dire no ai femminicidi e ricordare Carmela Petrucci a Piazza Ruggero Settimo, Palermo, 20 ottobre 2012. ANSA/MIKE PALAZZOTTO
Un momento del sit in del coordinamento antiviolenza per dire no ai femminicidi e ricordare Carmela Petrucci a Piazza Ruggero Settimo, Palermo, 20 ottobre 2012. ANSA/MIKE PALAZZOTTO

 

Non si contano più le morti per femminicidio. C’è un corto circuito all’interno della società che sta producendo la perdita di identità. Si parla di diritti sempre più negati, situazioni al limite del paradosso, tant’è che la cronaca parla di casi dove le contraddizioni si risolvono con un omicidio, occultamento di cadavere ed alibi costruiti per non farsi acciuffare. Mariti o compagni si trasformano in criminali incalliti per sbarazzarsi di chi, secondo loro, li fa soffrire. Stando dunque alla cronaca, il quadro che ne emerge è desolante e, pur parlando di diritti, si ha la sensazione che le leggi ancora siano ben lontane dall’essere applicate a dovere. Abbiamo avuto un Parlamento che è stato occupato solo a sfornare una legge che tutelasse i gay, ore ed ore di discussione e non ci siamo accorti o forse non ci siamo voluti accorgere, che il problema dei problemi come la violenza sulle donne è tutt’altro che risolto.  In fondo lo sappiamo benissimo che tra i parlamentari a caldeggiare la legge sulla parità di genere c’erano in maggioranza uomini omosex.Omicidi che si ripetono seguendo un cliché preciso e, nel momento in cui si istruiscono i processi, la pena è inadeguata rispetto al reato commesso. Alla fine le condanne più dure sono quelle a diciotto anni di carcere, che si riducono per buona condotta e male che vada dopo dieci anni massimo si è fuori. Il sistema è marcio ed il castello di menzogne e bugie rischia di crollare, pezzo dopo pezzo. Cosa si fa per tutelare una donna vittima di stalking? Non molto per la verità. Le donne hanno imparato a denunciare, chiedono aiuto, ma i mezzi messi in campo sono inadeguati, poco pertinenti allo scopo da perseguire. Quando uno Stato deve tagliare i servizi, deve rientrare dal debito, a rimetterci sono le fasce deboli e come al solito a pagarne le conseguenze sono le donne. Facile stracciarsi le vesti ogni qual volta a rimetterci la vita è una ragazza o una giovane donna; parlarne non risolve la questione, anzi emerge una difficoltà, una fragilità che il più delle volte non rende giustizia alla vittima ed ai familiari che chiedono, vogliono, pretendono giustizia. Quando si è vittime di stalking si finisce per entrare in un limbo, ci si deve gestire il più delle volte da sole, tenere a bada la paura, condurre la propria esistenza da donne in libertà vigilata dai propri aguzzini. E’ un fatto di cultura, così come viene detto e ripetuto. Certo, ci sta benissimo. In un’epoca in cui si persegue solo il profitto e si parla esclusivamente di numeri e mercato, le prime a finire nel calderone sono le donne, bistrattate, calpestate nella propria dignità, nel proprio essere soggetti pensanti. Violenze che si concretizzano con lo scempiare un corpo, riducendolo privo di vita, e non solo. La violenza è anche psicologica, attuata per distruggere ogni tratto della propria personalità e quando si finisce nelle mani di un aguzzino, ogni pensiero viene plasmato, ogni azione finalizzata al compiacimento di chi dice di amarle, pena la privazione della vita. Senso di onnipotenza, desiderio di comandare all’interno delle mura domestiche, frustrazione, incapacità a saper capire che una donna non è una valvola di sfogo del proprio malessere, ma che i problemi sono altri ed andrebbero affrontati diversamente. Intanto, tra leggi farlocche, diritti di genere, a rimanere al palo siamo noi donne, trattate come bambole di pezza, su cui pulirsi le mani prima di essere abbandonate, ammazzate in qualche campo nascosto e bruciate vive. Il malessere è diffuso, non si può continuare a parlare di debito, Pil, e tutt’al più di diritti di genere come ciliegina sulla torta. Fare solo questo significa registrare, ogni giorno che passa, omicidi su donne inermi che continueranno ad essere un campanello d’allarme per una società che ha perso se stessa e non distingue più il valore della vita.