Si parla sempre più di violenza sulle donne. I dati parlano chiaro: i casi di femminicidio sono in aumento e, se si guarda alla voce diritti, ciò che salta agli occhi è che in un mondo dove gli unici problemi sono quelli legati al mercato e alla finanza, viene meno lo Stato, i servizi, i diritti non più garantiti. In pratica le disuguaglianze generano violenza e di conseguenza a farne le spese sono donne e bambini. Un tempo si parlava di disparità di educazione tra i figli di sesso diverso. Oggi ci si accorge che i cambiamenti non sono stati tali da determinare una società di pari opportunità. Le pari opportunità sono diventate solo una parola, un luogo comune, e certamente mettere in Costituzione i diritti di genere lascia in ombra quelli sempre negati a donne violentate, maltrattate, considerate uno zero assoluto, specie se di estrazione sociale non borghese. Si sta sfaldando un pensiero e le società sono così fluide che sta cambiando il modo di viverle e la loro stessa struttura all’interno. Non stiamo andando di certo verso l’evoluzione, semmai stiamo ritornando indietro. Allora ci si chiede che senso abbia parlare di diritti e dire NO alla violenza sulle donne se i centri anti violenza chiudono, se i soldi per intervenire adeguatamente non ci stanno, se le pene durante i vari gradi di processo vengono ridotte e la vittima ha sempre colpa anche quando muore. Credo che sia arrivato il tempo di finirla con le parate e di agire adeguatamente. Ciò che emerge è solo la violenza fisica e quando sarà il tempo di prendere in esame le violenze psicologiche sulle donne forse le donne saranno diventate animali da baraccone. Quello che condiziona ogni essere umano è la dipendenza e per le donne questa diventa elemento di condanna per la loro condizione. Oggi si è dipendenti da un sistema che non riconosce più il valore dell’essere umano figurarsi quello delle donne o di bambine sempre più viste come oggetto sessuale, di sfruttamento. Non è lontano il tempo dell’indagine su minorenni squillo utilizzate sessualmente da uomini benestanti, capitani d’azienda, commercialisti al top della loro carriera. Forse, nell’intento di contare soldi e fare affari, avevano inteso che divertirsi con bambine in erba era un capriccio da potersi togliere pagandole una certa cifra. Di quella storia non si parla più. E perchè? Si dovrebbe prendere atto che la disuguaglianza generi effetti a catena legati alla violenza, alla miseria e alla manacanza di diritti soprattutto per donne di cui non frega un’emerito accidente a nessuno. Meno parate, meno ipocrisia, più fatti.