E’ la democrazia ragazzi

 

 

 

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Donald Trump è il quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Una vittoria schiacciante quella di Trump, forte di 290 elettori, rispetto ai 218 di Hillary Clinton e che consentiranno al nuovo Presidente di avere la maggioranza sia al Senato che alla Camera dei rappresentanti. Una campagna durata 18 mesi, la peggiore di tutti i tempi, è stato detto, ma che oggi consegna la vittoria a un Repubblicano dopo ben otto anni di “Obamanesimo”. Nessuno dava per vincente Trump. Tutti puntavano sulla Clinton, che i media di tutto il mondo ci mostravano all’apice del successo. E mentre si elogiavano le virtù di Hillary, ne venivano dette di cotte e di crude sul tricotico Trump, denigrato per il suo sessismo, le sue frequentazioni con le donne, ma di cui l’America si è fidata perché si è sentita meglio rappresentata. L’elezione di Trump è il segno dei tempi che cambiano. In un’America triste, dove i livelli di disoccupazione sono cresciuti, con una classe media rottamata, con una borsa aggressiva, con la preoccupazione che a dettare la linea fossero i mercati e solo loro, la maggioranza degli Americani delusi ha deciso di rompere quel muro del silenzio dietro il quale nessuno li ascoltava più. Ha vinto l’America del voto ai cittadini, non certo quella di Wall Street che puntava  su Hillary , ma la cui scelta è stata rispedita al mittente, perché l’America non è più quella nazione di ricchi che ha pensioni congrue e risparmi,  come ci dimostra una narrazione da spot pubblicitario; purtroppo la povertà è diventata la nuova piaga che affligge  la maggioranza degli Americani. Una lettura, questa a senso unico, che Renzi ci aveva sempre raccontato, quando andando a New York elogiava la globalizzazione finanziaria, e mister Obama, un Presidente che non è riuscito ad ascoltare quella massa  di Americani che appartenevano alla schiera dei poveri. Durante tutto questo tempo abbiamo avuto sempre più sentore che a venire prima erano i mercati, la finanza, le banche mentre la società americana si polarizzava in ricchi e poveri. Altro che grande sogno americano! I sogni ben presto sono diventati incubi e allo stato attuale dei fatti c’è da chiedersi cosa faranno Marchionne e lo stesso Davide Serra che si è espresso sulla nostra Costituzione definendola “socialista”, forte   del favore di un Obama che si era preso il lusso di sostenere da oltreoceano le ragioni del Si per il referendum Costituzionale. Cosa ne sarà di Farinetti ossia Eataly, sbarcato nella Grande Mela e che vuole quotare le sue società in borsa!? Da qui, dall’Oceano, molta gente è rimasta orfana del grande rampantismo americano che, grazie a Dio, è ancora una grande democrazia, se il voto degli elettori ha scardinato l’ascesa di una Lady alla Casa Bianca, dopo anni di permanenza come segretario di Stato nei governi democratici. Forse in Italia consegnarle lo scettro della Presidenza sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma non in America dove non si capisce bene il perché del  premiare la moglie di un ex Presidente che doveva diventare essa stessa la nuova inquilina della Casa Bianca. No, gli Americani non sono dei fessi e valutano ogni aspetto prima di esprimere un voto. Chi ha dimostrato inconcludenza sono quei sondaggisti che per ben 18 mesi ci hanno presentato numeri  favorevoli ad Hillary, nel tentativo maldestro di mostrare alle masse una candidata che aveva la vittoria in tasca e convincere gli indecisi a votarla. Inetti i giornalisti che da domani o impareranno a non frequentare le stanze del potere in cui è sempre meglio stazionare, o impareranno a  raccontare i malesseri della gente comune, di un’America attraversata da un profondo malessere su cui hanno taciuto. Ci siamo abituati a questi buontemponi che da una scatola televisiva emettono sentenze credendo di  irretire la gente, trattandola come pecore al pascolo. Hanno fallito su tutta la linea e le loro bugie, divenute insopportabili, non  saranno  più ascoltate , poiché hanno dimostrato la loro incapacità nello spostare consensi che sono andati a Donald Trump, il candidato da loro demonizzato. Dopo questa lezione, ci si augura che il voto sia importante per la sopravvivenza della Democrazia,  importante per le società avanzate, impossibile da  rottamare. Ci si augura che capiscano cosa significhi il termine populismo e che la finanza globalizzata viene molto dopo rispetto ai bisogni delle masse.  Per concludere, la Democrazia non è un gioco e l’America, ancora una volta, ha fatto scuola.