Un giorno, chissà..

Il taglio di come si racconta una storia, che dovrebbe costituire il trait d’unions tra le tante storie che riguardano le donne. Se vogliamo dirla tutta la parola Femminicidio è stata coniata da un uomo. Fu Saviano ad adottarla e subito entrò nel lessico comune ,usata ed abusata a più non posso. Pensate che alla fine le narrazioni rappresentino davvero il vissuto di tutte le donne? Quante cose taciute, non dette, ventilate e subito ritrattate. Si ha vergogna a mettersi a nudo completamente a raccontarsi senza veli. Non è un caso infatti se il retroscena di tante storie di donne emerge solo quando vengono uccise ,mai prima. Viene più comodo avere il corpo del reato  per parlare, ignorando le vessazioni taciute ,le privazioni o frustrazioni che non trovano spazio in una realtà sempre più inselvaggita. ben vengano le rappresentazioni se servono ad esplorarlo in tempo quell’universo violato, ignorato, complicato, abusato, per aprirlo ed esplorarlo a 360°. Credo che molte di noi considerano il fatto di tacere più dignitoso del parlare, specie se non si intravedono vie d’uscita e tutto rimane un pour parler