Il Natale crotonese

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Crotone, una città senza nocchiero, in balia delle tempeste, in preda a uno spirito d’esaltazione tale che la condanna a rimanere nel limbo. Se dovessi parlare di Karma non avrei difficoltà alcuna a definirlo avvelenato, nocivo e corrosivo. Non è un caso se i veleni di questa città riposano nelle viscere di una terra contaminata, depredata, spogliata del suo futuro, abbandonata al suo destino. Qui, dove tutto si compie e ogni cosa è misurata in base a quanto può rendere, si capisce che la bonifica e i progetti che da tanto sono fili invisibili su cui appendere parole e buoni propositi buttati giù dalla prima folata di vento, non si arriverà a capo di niente. Si aspettano soltanto attori e registi che in nome di un po’ di quattrini trovino la quadra per chiudere una vertenza che soddisfi la fame degli squali desiderosi di azzannare le prede per riempirsi lo stomaco. Eppure le soluzioni esisterebbero per mettere ai margini re delle monnezze e monnezzari in attesa di prendersi rifiuti contaminati per riempirsi la “buggia” di soldi, lasciando in eredità alla città malattie che si sviluppano in tutta la loro dannosità, aggredendo corpi sani per decretare la morte di quanti più individui possibili. Eppure un modo ci sarebbe per richiamare Syndial alle sue responsabilità affinchè investa senza battere ciglio, con buona pace di sanguette e termiti da distruggere. I pannelli solari per ricavare energia dal sole non sono una favola, ma una possibilità reale per dar vita a un processo produttivo e far si che per la prima volta Crotone decolli in qualcosa di innovativo.

 Decollare e non rimanere a terra con le ali spezzate, come avvenuto con l’aeroporto S. Anna che ha decretato l’immobilismo per via di vie e mezzi di comunicazione inesistenti, che non turba i sogni di una classe dirigente che non riesce nemmeno a dirigere se stessa. Forse gli interessi sono altrove e, chiusa la porta dello scalo, la finestra si apre sul mare con soldi spesi per far giocare chi evidentemente ha bisogno di svago e chi se ne frega se la città si dimena tra una povertà sempre più crescente e una disoccupazione da brividi. Intanto, in quest’Inferno dorato, con la prossima estate Scifo celebrerà la cementificazione della sua costa aggredita dai palazzinari, rosicata da villaggi e piscine all’interno, da far invidia alla stessa Venere nata dalla schiuma del mare. Un misfatto a cui nessuno si oppone. Per il momento tutti dormono, salvo svegliarsi un giorno e accorgersi dello scempio denunciato su cui nessuno ha osato guardare o gridare. Niente, tutto tace, tutto procede secondo l’ordine prestabilito, ammesso che di ordine si possa parlare. Intanto i crotonesi per il momento sono storditi da un Natale dove feste e musica si susseguono senza tregua. L’unica diversità di questo momento è sentirsi più sul set cinematografico di Hollywood , poiché non mancano i circensi, i gruppi musicali, i teatranti di strada che devono apparire da qualche parte per farsi notare e continuare a esibirsi. Un Natale anomalo in cui, invece della tradizione, della necessità di ritrovarsi in famiglia, c’è l’esigenza di affermare le tradizioni andando per pub in un centro storico sempre più appannaggio di orde barbariche che lasciano il loro segno urinando ovunque e inondando questi vicoli di musica live fino alle prime luci dell’alba. Centro storico divenuto un bivacco per la movida invernale in linea con una mentalità che si trasferisce all’interno durante i mesi invernali, prima di trasferirsi per la villeggiatura verso la costa. Un Paese, Crotone, ai limiti dell’umana follia, dove si fa prima a rintanarsi in casa, perché è diventato inutile esprimersi, parlare, proporre. Qui si va avanti tramite le corporazioni della politica, dei giornalisti, degli intellettuali che numerosi sfornano un libro come se si trattasse di forme di formaggio o pezzi di pane. Intanto questo Natale è arrivato e tra povertà crescente, propositi evanescenti  e parole che corrono in libertà sulla slitta di Babbo Natale, , fino a quando qualche boss non lo inseguirà per rubargli le renne e la casa al polo per farne affari d’oro.