In nome dei diritti riscriviamo il futuro

E’ sempre la gente comune a scrivere la storia. E’ il loro muoversi per chiedere diritti a determinare il cambiamento che non avviene dall’alto, ma cova come fuoco sotto la cenere. A dare un’occhiata indietro salta agli occhi come  lo stallo che stiamo vivendo ci abbia condannato a rimanere in una condizione di subalternità, ricattabili per un pezzo di pane e rinunciando a prescindere, ad alzare la testa per affermarla forte la libertà, perchè “vale milioni di volte di più la vita di un solo essere umano, che tutte le proprietà dell’uomo più ricco della terra” Lontani i tempi di piazza Tienanmen, di quel lontano 1989 che segnò tappe importanti per il destino dell’umanità, percepiti lontani anni luce da noi, ma che dovrebbero indurre una riflessione su quanto sta succedendo attualmente per tirare fuori il coraggio  e non mollare. Il 3 giugno 1989 la piazza di Tienanmen segna la svolta  contro i regimi socialisti e comunisti tanto invisi all’occidente e soprattutto alla potenza mondiale USA. Un gioco attuato sulla scacchiera mondiale che avrebbe determinato il 3 novembre dello stesso anno la caduta del muro di Berlino, le cui macerie sono cadute addosso a taluni paesi europei, tra i quali l’Italia,, laddove si pensa che la riunificazione della Germania dopo la caduta del muro, cioè dal 1990 al 2013, è costata duemila miliardi di euro. Una nazione fatta a pezzi  e rasa al suolo nel 1945, poi smembrata e spartita tra i vincitori della seconda guerra mondiale, come l’araba fenice rinasce, governa e condiziona  pesantemente il resto d’Europa.  Caduti  i miti del socialismo reale in nome del diritto, tramite blocchi ,sabotaggi e l’idea di una nuova storia  storia dei popoli a vivere nel segno della solidarietà e nel libero scambio di culture  cala il silenzio su quelle lotte,adducendo come motivo quello di  un nuovo futuro, per abbattere la fame, le ingiustizie costruendo la nuova società del benessere senza  divisioni sociali.Già nel lontano 1955. nella stessa America Rosa Parks,figura simbolo del movimento dei diritti civili aveva fatto esplodere la protesta afroamericana contro la segregazione razziale, guidata poi dal pastore protestante Martin Luther King,  “l’espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà“,come egli soleva dire.Ma attualmente cosa resta di quelle proteste portate avanti da tanti uomini e donne che costarono la vita a molti? Doveva essere l’alba di un giorno migliore ed invece ci troviamo a vivere nella notte più buia per la storia dell’umanità. Ucciso  Che Guevara per mano di forze speciali statunitensi e della CIA , seppellite con lui le teorie marxiste, L’America ha pensato bene di liberarsi della scimmia comunista tessendo le fila  per l’affermazione di un capitalismo finanziario i cui effetti stanno deflagrando per tutto il pianeta, provocando ingiustizie perdita di lavoro,diseguaglianza sociale divisioni della società tra ricchi e poveri. Fu abbattuto un muro nel 1989, ma di più alti e insormontabili ne sono stati costruiti nel vecchio continente dal1992 inpoi.Muri che rischiano di diventare insormontabili per la perdita di libertà e per uno stato di povertà che ha finito per riguardare tutta la società in Italia e fuori. Avevamo paura del socialismo ed in nome del consumismo abbiamo rinunciato a capire cosa stesse veramente succedendo. Non è un caso che se le rivoluzioni un tempo partivano dal basso, oggi si attuano dall’alto, Italia docet, da una classe dirigente che ha ritenuto opportuno circondarsi dei grandi nomi del capitalismo italiano per rendere azienda lo stesso partito, di cui ognuno può comprarsi le azioni per giocare in borsa e continuare a speculare sulla nostra misera condizione umana. Niente diritti, niente dignità oggi è tornata in auge la segregazione contro i poveri. Poveri che devono spartirsi una coperta troppo corta con chi proviene in massa da altre parti del pianeta, con la conseguenza che alla fine nè noi nè loro avremo garanzie tutele e soprattutto la dignità necessaria per ogni essere umano.A meno che inizi l’era di una nuova ribellione in nome della libertà e del diritto dei popoli ad autodeterminarsi

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