Insieme

Chi difenderà questo paese sull’orlo del fallimento. Chi avrà la forza di parlare di” Bene Comune”, diritti, welfare? Siamo diventati abulici, indifferenti , così distanti gli uni dagli altri, da non vedere la difficoltà nemmeno del nostro dirimpettaio ed inconsapevolmente assistere a suicidi, divenuti sempre più numerosi, che si consumano come se ciò fosse normale. Chi dovrebbe avvertire il bisogno forte di metterci la faccia per ritornare ad essere umani e non numeri, o contribuenti di uno Stato che sta per sfilacciarsi e che guarda solo nelle nostre tasche, ma non ha nessuna politica per far fronte alle difficoltà crescenti di tanti? Si ha sempre più forte l’impressione di una socialità scomparsa e di un individualismo per affrontare la propria vita , magari vendendosi per un piatto di lenticchie, dentro il quale affondare il cucchiaio e mangiare a sbafo mentre altri muoiono di fame. In cosa ci differenziamo dai migranti che vogliono migliorare la loro esistenza invece di difendere insieme ai propri simili, il diritto a rimanere nella loro terra, lottando per cambiarla? Il paese è regredito. Nonostante si parli di modernità, ogni giorno torniamo indietro  a causa di una povertà diffusa, di tanti lavoratori che protestano, di numerosi disoccupati e licenziati, la cui voce è silenziata e nessun organo d’informazione ne parla. Lasciarli cuocere nel proprio brodo è sfiaccarli, sfinirli; possono anche abbaiare alla luna tanto nessuno li sente. E così muore la speranza, vengono meno le forze, e l’indifferenza diventa una cartina di tornasole segno di questo tempo privo di  valori ,vissuto tra giorni che fuggono nella più totale solitudine.  Certezze  sbiadite, un domani che non si attende più, specie se si è costretti a guardare altrove ,come i nostri giovani che aspettano di laurearsi per andare altrove a fare fortuna. Deprimente tutto questo. Manca persino l’intento  di fermare l’avanzata delle termiti, di dire basta all’incapacità manifesta di personaggi che non ci rappresentano, si aspetta il momento di fuggire, andare via e che importa se poi tutto crolla, se il nostro Paese rimane nelle mani di uomini che costruiscono le loro fortune da nominati?  L’importante è prendere un treno per andare lontano il più lontano possibile, rinunciando alla nostra identità, alla capacità di stare insieme vicini, per dar vita ad un mondo a misura d’uomo. La vita corre lungo i binari di una ferrovia. Non salire in carrozza sarebbe la cosa migliore. Riprendersi il Paese per ricostruirlo l’unica cosa sensata  da fare.