La Corigliano Volley senza struttura

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E’ da tempo che il sindaco di Corigliano, Giuseppe Geraci, allerta il Ministro dell’interno Alfano per quanto riguarda l’accoglienza e la sistemazione di tanti minori non accompagnati. Il Primo Cittadino va ripetendo che a Corigliano non ci sono strutture tali per far fronte ad un’emergenza che continua ad essere tale. Sarà per questo che alla fine ha deciso di mettere i minori non accompagnati nel palazzetto dello sport, con tante brande e tanti ragazzi minorenni che ciondolano e nello stesso tempo hanno privato i ragazzi coriglianesi di usufruire della struttura per allenarsi. In Calabria le strutture sportive è già una fortuna averle, quando poi vengono adibite per qualcos’altro significa dimenticarsi delle esigenze e dei bisogni di ragazzi che marciano verso la vita senza un domani, senza un futuro. In questo caso poi, le esigenze degli altri diventano così importanti da mettere all’angolo chi dello sport magari vorrebbe farne una professione. Ma siamo in Calabria, la terra delle disparità sociali e di un’accoglienza che toglie diritti a chi avrebbe dovuto acquisirli da tempo. Intanto Pino De Patto, il direttore sportivo coriglianese, torna a farsi sentire per denunciare il disagio della Corigliano Volley che non potrà partecipare ad un campionato nazionale per via di allenamenti che non sono stati attuati per motivi di forza maggiore; in aggiunta a questo, molti giovani del luogo si sono iscritti per praticare il volley, disciplina sportiva esplosa dopo le Olimpiadi, ma per il momento non si sa dove andranno a praticare uno sport che come tutti gli altri è di fondamentale importanza in una terra che vive ai margini della legalità e che sarebbe in grado di trasmettere valori veri e forti. Insomma per farla breve e considerati gli sbarchi che stanno avvenendo senza sosta, ci si chiede se ci troviamo davanti a gare di solidarietà o se questa solidarietà sia diventata un volano per far avvalorare interessi opachi ma che di questi tempi nessuno disdegna. In nome dei soldi, diritti agli altri, negazione di potersi allenare per tanti giovani che vivono in una regione priva di futuro.