La lingua italiana ai tempi della “buona scuola”

Mai come in questi tempi la scuola è sotto i riflettori. Non si fa che parlare del fatto che le nuove generazioni non siano all’altezza delle vecchie, polemiche su polemiche su quanto i ragazzi di oggi siano svogliati, non conoscano la lingua italiana e non abbiano ambizioni.

Probabilmente in linea generale è così. Tuttavia e per nostra fortuna, abbiamo testimonianza dell’eccezione alla regola e questa eccezione viene (Udite, udite!) dal tanto bistrattato Sud e in particolare da un piccolo paese calabro, Santa Severina per l’esattezza.

Santa Severina,  “…una città turrita nelle terre calabresi, di non oscuro nome, là dove scorre l’onda del nebbioso Neto, posta sull’alto di un monte..”, è sede del Liceo Classico Diodato Borrelli i cui studenti, a nostro avviso, si sono meritati il titolo di “eccezione” e a cui dedichiamo questo elogio.

Il 27/03/2017 è andato in onda, durante il Tg 3 Calabria, un servizio in cui i ragazzi pendolari iscritti al suddetto istituto hanno esposto le problematiche inerenti la mancanza di mezzi consoni a raggiungere la scuola, a causa dei collegamenti inadeguati. I giovani in questione impiegano 40 minuti con l’autobus per percorrere un tragitto che, qualora i mezzi di trasporto avessero un’organizzazione “umana”, richiederebbe al massimo una decina di minuti. Aldilà della pertinenza della loro sacrosanta rimostranza, i ragazzi intervistati hanno fatto sfoggio di una padronanza dell’Italiano che fa invidia a quei governanti che sarebbero deputati a risolvere i problemi di questo genere e che, intervistati, collezionano uno strafalcione dietro l’altro, in qualche caso umiliando terribilmente la nostra bella lingua.

E’ stata una gioia per il cuore (e per le orecchie) vedere ragazzi impegnati nella difesa del proprio diritto di raggiungere agevolmente la propria scuola dando anche mostra della propria erudizione in materia di lingua italiana. Sì, battiamo su questo punto perché al giorno d’oggi non è più la norma sapersi esprimere correttamente. Il merito va certo anche all’istituto di appartenenza che, a quanto pare è ancora attento al ruolo storico di una scuola, quale è il liceo classico, di abituare i propri studenti a “comunicare”, ad aprire la mente. E questo è incoraggiante, soprattutto in un momento in cui la scuola è stata finalizzata alla formazione tecnica e chi se ne frega se alla fine avremo dei professionisti che non sanno mettere in fila due parole!!!

Siamo orgogliosi di questi giovani e non potevamo non dedicargli un po’ di spazio. In un 2017 più buio del Medioevo, speriamo che la luce della ragione continui a dissipare le nubi dell’ignoranza.