la vela grande in mare. Estate sotto tono

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Di giorni utili per giungere al fatidico traguardo di ferragosto, alla stagione estiva e turistica 2016, ne restano appena una ventina, poi saranno i numeri a dire come è andata veramente. Ma se l’occhio non inganna, forse sarebbe bene che le categorie di operatori economici e commerciali che puntano su quel periodo dell’anno per realizzare affari, facciano cartello per chiedere risarcimenti per calamità naturale. Ed è la prima volta, dopo tanti anni, che succede a Crotone di avere spiagge ed esercizi commerciali, soprattutto del lungomare, così deserti e scarsamente frequentati. Persino tutto ciò che è gratis, il passeggio sulla “promenade” che va dal “porto vecchio” sino al piazzale del cimitero più animato del mondo, quest’anno sembra essere oltremodo mesto, già rispetto alla scorsa estate. Tutto questo al tramontare del sole, verso notte; laddove prendeva forma la movida, tra cocktail- bar, pub, pizzerie a metro, friggitorie, gelaterie e persino impavidi ristoranti. Non se la passava male nessuno, almeno sino a un anno addietro; una buona frequentazione di detti esercizi commerciali appariva evidente; i tavolini erano sempre pieni; la gente passeggiava lì davanti e per camminare c’era da farsi spazio tra la folla. Ovviamente era un gran sovrapporsi di decibel, provenienti da quel locale e da quello a fianco, ma così andavano le cose. Tutto cominciava alla chiusura delle scuole, si registrava un incremento al ritorno degli universitari e raggiungeva il culmine al rimpatrio estivo dei parenti e dei crotonesi emigrati. Ovviamente pure quel minimo di villeggianti che scelgono Crotone come meta delle vacanze estive e che non si rassegnano a stare in albergo la sera, facevano numero, sino all’anno scorso. Questo la sera; ma lo scenario mattutino sulle spiagge libere e nei lidi poteva dirsi abbastanza incoraggiante e straripante nei fine settimana. Ombrelloni piantati ovunque, dalla fine di giugno, che divenivano selve impenetrabili all’approssimarsi dei fatidici quindici giorni d’agosto. C’erano pesino “i vù cumprà” sulla spiaggia; ma in questa estate 2016, se l’occhio non inganna, e non avrebbe motivo per farlo, Crotone sembra essere il litorale romagnolo a fine settembre; quando a “prenderlo d’assalto” sono le comitive organizzate dai frati e dalle parrocchie per lo svago dei poveri, malati e indigenti. Eppure la stagione estiva 2016 doveva essere lo zenit della vocazione turistica del territorio, quella che avrebbe dovuto portare definitivamente, soprattutto il capoluogo, a prendere i voti. Ma così non è stato e ora si attende il miracolo degli ultimi venti giorni; così come si attendono i saldi. Tuttavia i saldi sono qualcosa che negozianti e acquirenti mettono in conto; rappresentano una fase importante delle attività commerciali, ma che per gli esercenti del lungomare e per quelli del centro cittadino sarebbe andata buca in questo modo. Evidentemente nessuno se l’aspettava se c’è chi sostiene che, a fine stagione, seppure quella ventina di giorni che rimane alla fine, fosse un diluvio universale di avventori e acquirenti, il ricavato non basterà neppure a pagare i fornitori, tantomeno a mettersi in regola con il canone tv in bolletta, figuriamoci a garantire la sopravvivenza sino alla prossima stagione. Questo è quanto si percepisce a occhio nudo e senza essere analisti del settore; perché poi, ad ascoltare i racconti degli esercenti; scopa in mano sulla soglia dei propri negozi quando ancora la notte è fanciulla, c’è da convincersi che l’estate 2016 si confermerà come la più disastrosa dal dopoguerra a oggi. Saranno gli altri, chi di competenza, a cercare le ragioni di questa defaillance che purtroppo ha coinciso con le previsioni più rosee di sempre e con le più azzardate aspettative del millennio, forse troppo propagandistiche e funzionali a un evento che tale è stato e voleva essere, ma che da solo non poteva  alimentare a sufficienza un comparto economico così difficile e gracile come quello che, in senso lato e per comodità, si definisce turistico. Comunque non è tempo di bilanci definitivi, anche se l’analisi sull’andamento dei mesi che precedono agosto, equivale alle proiezioni statistiche sugli esiti del voto quando si aprono le urne. A oggi, è dunque tempo di correre ai ripari, e al comparto economico cittadino del commercio converrebbe chiedere quantomeno una sospensione temporanea dei tributi, come si fa in caso di calamità naturali. Quand’anche nella ventina di giorni che restano sino a fine stagione si rovesciasse sulla città quel diluvio di gente che spende, che frequenta negozi, cocktail- bar, pub, pizzerie a metro, friggitorie, gelaterie e persino impavidi ristoranti, sarebbe come il classico acquazzone che non serve a riempire i pozzi.