L’Affruntata:cade la statua della Madonna

 

 

L’”Affruntata” è un antico rito che si svolge a Pasqua nei piccoli comuni dell’entroterra Reggino, del Vibonese e del Catanzarese. In pratica si festeggia simbolicamente la Resurrezione di Cristo tra il sabato e la domenica. Tre sono le statue portate a spalla dai portantini: S. Giovanni, il Cristo e l’Addolorata, liberata dal mantello nero e vestita da una stola azzurra color del cielo all’annuncio del  Figlio risorto. Quest’anno a Pizzoni qualcosa non ha funzionato e la Madonna è venuta giù in pezzi mentre stava per compiere il giro consueto della piazza all’annuncio di Giovanni per la resurrezione  di  Gesù. Invece degli abbracci in segno di pace che si danno  gli astanti, i fedeli  sono rimasti impietriti di fronte ad una scena che non lascia presagire nulla di buono. Pare che nel 1940, qualcosa non funzionò durante la “sbiliazione” ossia la sostituzione del mantello nero con il vestito turchino e l’Italia entrò in quell’anno in guerra. L’Affruntata è un rito molto antico che affonda le sue radici nella tradizione popolare ed è molto sentito e partecipato. Ogni anno fervono i preparativi per questo incontro molto particolare tra la folla dei fedeli e quelle statue simboliche che rappresentano il senso della divinità capace di parlare  al cuore di ognuno. Affruntata significa incontro tra Giovanni che va incontro all’Addolorata per tre volte di seguito, quasi correndo, per annunciare a Maria la resurrezione di Gesù tra due ali di folla. Dietro di lui la statua del Cristo e davanti a lui la Madonna, ancora vestita di nero, ma per poco. Alla vista del figlio, nell’andare avanti e indietro, quel mantello nero gli scivola via per lasciare posto al vestito color turchino. Sono i portantini a compiere il percorso e di solito stanno attenti perché c’è sempre il pericolo di inciampare e la statua potrebbe risentirne oltre che a cadere sulla folla. Alla fine, con la speranza nel cuore si procede in processione per arrivare in chiesa e celebrare la vittoria della vita sulla morte. La Pasqua è una festa molto sentita in Calabria. Durante questi giorni di passione, nonostante le difficoltà o le sofferenze che ognuno vive, c’è il desiderio di ritrovarsi con la comunità e rinnovare una fede che alberga nel cuore, capace di infondere pace e ridare speranza. Ma la Pace sembra davvero a rischio dati i venti di guerra che soffiano forti, che potrebbero fare ripiombare l’umanità in un periodo buio. La speranza poi sembra morire ogni giorno per la mancanza di lavoro, atavica da queste parti, che sta sfaldando le famiglie riducendole ad una nera indigenza, come il mantello dell’Addolorata. Cosa sta realmente accadendo ad un’umanità dolente, che rischia di perdere i valori di riferimento oltre che la propria identità? Ogni rito legato alla tradizione popolare non può essere sponsorizzato come se fosse un fenomeno da baraccone utile per richiamare turisti. Ci sono cose che non sono in vendita e forse, chissà, quella Madonna che perde il busto e poi le braccia rompendosi irrimediabilmente sta a significare che è giunto il momento di guardarsi dentro per affermare il principio della vita sui soldi, sulle speculazioni, sui profitti selvaggi, sulla fine di traffici illeciti che ammazzano il tessuto sociale facendolo implodere. Una Pasqua che non può essere una gita fuori porta o ridursi ai dolci tipici da consumare. La Pasqua è qualcosa che va ben oltre e se un simbolo cade mentre la gente assiste al rito c’è qualcosa che va ripensato e soprattutto affermato: la vita prima di ogni cosa.