Libertà perduta e democrazie vendute-

 

 

Galeotto fu quel giorno quattro marzo del 2018. Ed è da quella data in avanti che l’Italia sembra non trovare pace; sferzata da una violentissima e  incessante tempesta mediatica  che tenta di sovvertire l’esito del voto popolare che ha portato al Governo una maggioranza costituita da due entità politiche, entrambe nate come movimento e non come partiti: la Lega e il Movimento 5 stelle. La virulenza, l’accanimento contro questa coalizione da parte dei media sta, di fatto, portando alla disgregazione e alla scomparsa del sistema di informazione e comunicazione così per come eravamo abituati a conoscerlo e comunque ad accettarlo al netto di quell’ indice di faziosità, dovuto alla natura e volontà (politica, finanziaria) dell’editore. Ciò era tollerabile fintantoché la propaganda veniva  intramezzata da  una corretta e articolata informazione, ma anche questa, soprattutto all’indomani dei terribili fatti di cronaca che hanno investito l’Europa sotto l’offensiva terroristica, è stata razionata e razionalizzata in ragione del potenziale di tossicità nei confronti dei mercati, ancorché di un malinteso senso di pedagogismo unilaterale. Ma vi è di più: in particolare la stampa italiana è passata dalla storica inchiesta del 1962 di Indro Montanelli sull’Eni di Enrico Mattei, ai panegirici quotidiani, infarciti di bugie, commenti faziosi e arringhe piagnucolose contro l’attuale Governo Lega-Cinque stelle. Insomma, il potere sta divorando in maniera letale chi non ce l’ha e l’informazione a mezzo stampa e radio-televisiva annegano in un deserto di bugie. Eppure il Corriere della Sera all’epoca dell’inchiesta di Montanelli dovette rinunciare ai settecento milioni che gli rendeva la pubblicità dell’Eni su quelle pagine. Ma oggi, a cosa non sono disposti a rinunciare i direttori ed i giornalisti delle grandi testate a tiratura nazionale ? Visto il serio pericolo di estinzione che stanno correndo nel tentativo di annientare un esito elettorale mal digerito, sicuramente non seguono la via del martirio, e si potrebbe ipotizzare una colossale svendita di cotanto patrimonio di civiltà e democrazia. Perché una cosa è certa: i governi sovranisti e populisti stanno alla Unione Europea come la kryptonite stava a Superman e loro, i giornali ed i mezzi di informazione, hanno fatto una scelta di campo ben definita. Seppure in Italia il disordine sia divenuto grandissimo, la situazione non è affatto eccellente. Non lo è soprattutto quando persino la storia è oggetto di aggiustamenti, manipolazioni e revisioni. Non sono passati molti anni da che gli occidentali europei si cingevano il capo con la kefiah che indossava il NAZIONALISTA Yasser Arafat; un po’ di più,invece, da quando si inneggiava ai movimenti POPULISTI che avevano annientato lo zarismo russo. E così di mito in mito: da Salvador Allende a Che Guevara; da Martin Luther King a Malcom X;adoravamo quei profeti di SOVRANISMO, indipendenza e libertà, ma a sentire il nuovo lessico europeo gli ideali che animavano quegli uomini sono divenuti qualcosa di esecrabile e nocivo che i giornali e gli altri mezzi di informazione vomitano addosso a chiunque metta in discussione l’ordine costituito e il sistema globalizzato. Perché i giornali mentono, sapendo di mentire quando etichettano come razzisti tutti coloro che non vedono di buon occhio i flussi migratori incontrollati che hanno investito l’Europa e innalzano sugli altari tutti quelli che li accolgono (li accolgono soltanto) e poi lasciano che milioni di poveri cristi finiscano nelle fauci di sfruttatori di ogni genere e fattezze. Il dubbio che le parti siano volutamente e artatamente invertite sembra divenire sempre più certezza. Perché chi si prodiga volontariamente (a fronte di un congruo corrispettivo) nello strappare al proprio destino tanti poveri sventurati senza curarsi di che ne sarà di loro subito dopo, sembra indossare più la borsa  del mercante di schiavi che la veste del buon samaritano. Eppure essi hanno il coraggio e la faccia tosta di tacciare gli altri di razzismo. Solo che gli altri, ovvero la maggioranza degli italiani, non è il colore della pelle di altri uomini che non accetta, bensì l’incompiutezza di un sistema di accoglienza (senza integrazione effettiva, cioè con opportunità lavorative dignitose) che lascia centinaia di migliaia di anime di Dio allo sbando e nell’incertezza più assoluta. Ci sarebbe dunque da chiedersi se è meglio essere razzisti che negrieri; nazionalisti che globalisti; populisti che zaristi; sovrani in casa propria ancorché sudditi. La risposta è semplice: SI , è decisamente meglio !

Antonella Policastrese