Il muro

Il 9 novembre di 25 anni fa, crollava definitivamente il famigerato “Muro di Berlino” che aveva diviso in due la Germania, a partire dal 1961. Due are geografiche, Germania Est e Germania Ovest,  sotto l’influenza, rispettivamente, di Unione sovietica e Stati uniti, così come era stato stabilito a Jalta, in Crimea, nel febbraio del 1945. Da quel giorno in poi furono decisi i destini dell’Europa, non solo quelli della Germania, che aveva dovuto cedere, nei fatti, la propria sovranità e soggiacere al principio che l’Europa era libera, soprattutto dal giogo nazista. Seppure politicamente divise, nelle due germanie del dopoguerra era consentita la libera circolazione dei cittadini, ma negli anni che seguirono, col deteriorarsi dei rapporti tra Stati Uniti e Unione Sovietica, culminati con il periodo della cosiddetta “Guerra fredda”, il blocco sovietico della Germania adottò drastiche misure per arrestare il flusso migratorio interno dei cittadini tedeschi che volevano andare a vivere nel blocco americano del proprio paese. Dapprima la Germania est cominciò a recintare i propri confini con filo spinato, poi, una mattina d’agosto del 1961, i tedeschi orientali si ritrovarono davanti un muro alto 4 metri. Lì comincia una vasta letteratura di fughe clamorose, di efferate esecuzioni, di struggenti storie di famiglie divise. L’ex Terzo Reich continuava dunque a pagare, con lo smembramento e la divisione del proprio territorio in aree di influenza politica, il prezzo di una guerra che aveva mietuto 55 milioni di vite umane. E non solo; perché per danni di guerra la Germania aveva dovuto  risarcire con 22 miliardi di dollari gli alleati. Sempre a Jalta, furono stabiliti il disarmo e la smilitarizzazione dell’ex Terzo Reich, quali “prerequisiti per la pace futura”. Una nazione, la Germania, che avrebbe dovuto cessare di esistere se non fosse che “La guerra è la salute dello stato”, almeno secondo lo scrittore americano Randolph Bourn. Un principio assolutamente discutibile, in contrasto, per esempio, con l’art. 11 della Costituzione italiana che, seppure enunci il ripudio della guerra, accenna a limitazioni di sovranità dei singoli stati in favore della creazione di organismi a tutela della pace e della giustizia. E dunque, 25 anni fa fu abbattuto il “Muro di Berlino” e dopo un quarto di secolo si può dire, senza timore di smentita, che le macerie di quel muro sono cadute addosso a taluni paesi europei, tra i quali l’Italia, laddove si pensa che la riunificazione della Germania dopo la caduta del muro, cioè dal 1990 al 2013, è costata duemila miliardi di euro. Una nazione fatta a pezzi  e rasa al suolo nel 1945, poi smembrata e spartita tra i vincitori della seconda guerra mondiale, come l’araba fenice rinasce, governa e condiziona pesantemente il resto d’Europa. Cosa che  il presidente francese François Mitterrand temeva e che si cercò di scongiurare accelerando la costituzione di quella che doveva essere l’unità europea, ma che si tradusse, nei fatti, in unione monetaria e basta. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e ognuno li vive sulla propria pelle, soprattutto noi italiani che ci siamo ritrovati addosso un debito che è superiore alla somma che la sola Germania ha speso per la sua riunificazione e che non è ascrivibile unicamente a sprechi, sciatterie, corruzione, evasione fiscale e quant’altro. Quel debito è esploso anche per via di un cambio sfavorevole tra lira ed euro da gennaio 2002 a oggi. Da quel momento in poi tutto è cambiato; gli italiani, nei fatti,  hanno preso a essere pagati in lire, ma a spendere in euro, perché ciò che prima costava mille lire, cominciò a costare un euro, a partire dalle tariffe per i prodotti statali. La caduta del muro nel 1989 segnò l’archiviazione sul fronte occidentale della seconda guerra mondiale. Ma c’era stato un percorso studiato nei dettagli per arrivare a questo; può darsi che le finalità positive delle soluzioni che furono poi adottate prevalessero su quelle speculative che avrebbero portato, come hanno portato, ad avere una nazione predominante nel centro Europa. Ma il futuro e la rinascita della Germania erano stati progettati, nel dettaglio,  molto tempo prima che il muro di Berlino cadesse. Quel progetto era l’Unione Europea, la cui struttura portante consiste in due trattati; quello di Maastricht e quello di Barcellona. Il primo risale al 1992 e il secondo al 2007. E per quanto strano possa essere, il primo dei due trattati, quello di Maastricht,  affrontava tematiche e stabiliva regole in materia finanziaria. Fu come mettersi prima i pantaloni e poi le mutande, ma nacquero l’euro, la BCE  e il menù dei cosiddetti parametri di convergenza che ogni paese membro avrebbe dovuto osservare; tra di essi vi è il rapporto deficit/ PIL non superiore al 3 per cento; quello che sta strozzando l’Italia e annientando gli italiani. Il funzionamento politico della UE fu paradossalmente sottoscritto soltanto nel 2007 con il trattato di Barcellona. In esso è contenuto il principio di  “travaso di sovranità” dalla UE verso un paese membro o viceversa. Ciò vuol dire che la Germania può esercitare la propria sovranità in nome della UE, mentre l’Italia deve cedere la sua, così come ci è chiesto e sta avvenendo. Fu abbattuto un muro nel 1989, ma di più alti e insormontabili ne sono stati costruiti nel vecchio continente dal 1992 in poi. E non ce ne siamo neppure accorti e quindi c’è poco da celebrarlo quel 9 novembre di 25 anni fa.

 

 

Antonella Policastrese