Natale: si affievolisce il significato

Group of five children singing Christmas Carols while snow falls

Come ogni anno non mancano le polemiche sui canti e recite del Natale, presepi che rimangono senza benedizione per non interferire con il senso religioso di bambini di altre fedi o genitori atei che si sentono minacciati nella loro non professione di fede e che impediscono  ai loro figli la  libera scelta e la capacità a decidere da soli crescendo. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. In nome del multiculturalismo tagliamo i ponti con le nostre tradizioni perdendo identità e svuotando il Natale del suo più profondo significato. E’ il risultato di un reflusso di una confusione di una Babele dove ognuno parla un proprio linguaggio e, così facendo ci si perde nelle brume di giorni sempre più privi di significato. Non è un bel vedere o sentire specie in un momento in cui il Natale finisce per avere un significato comune: la povertà e miseria che accomuna la massa. Se alla difficoltà del vivere togli poi la capacità di sperare, è come se ognuno di noi ritenesse inutile cercare o ottenere risposte, incapaci di elaborare un percorso comune tenendoci per mano. Il Natale è diventato un discorso politico, come la fede ridotta a puro relativismo, sacrificata sull’altare di un gretto individualismo in nome del quale ognuno la mattina si alza e propone una ricetta. Non esiste più la convivialità, crediamo che termini come “solidarietà” o “capacità di stare insieme” non significhino nulla e di conseguenza anche feste solenni come quelle natalizie assumono un solo significato: consumare, acquistare, spendere, perché è più giusto assaltare negozi di ogni genere piuttosto che condividere una tradizione, un canto, un simbolo come il presepe o l’albero che finirebbero per concorrere al  multiculturalismo imposto  Siamo così confusi e contradditori da non saper analizzare che se sentiamo tanto ribrezzo per un canto natalizio, dovremmo di colpo cancellare tutte le canzoni del Natale che in America continuano ad avere un senso, sono gettonate e vengono riproposte ad ogni angolo di via. Una tradizione, quella di Santa Claus, per cui nessun Babbo Natale arriva con i permessi di soggiorno per gli immigrati che in America ci sono e si sono uniformati allo stile di vita della Nazione che abitano. Pazzia allo stato puro per nascondere altre verità che, con la religione non c’entrano niente, per cui sarebbe davvero il caso di cominciare ad avere una visione e proposte per chi da noi arriva e vorrebbe rimanere. Invece succede che la miseria così nera diventi la regola generale e il multiculturalismo si sta attuando integrando le vecchie e nuove povertà. Ci si chiede cosa direbbe S. Francesco, l’uomo che della povertà aveva fatto il suo stile di vita creando il primo presepe perché ogni uomo ricordasse che si può essere grandi  essendo poveri, perché sono altre le cose che contano,  come  arrivare al cuore di tutti riunendo quanta più gente possibile intorno alla  speranza di potercela fare. Ed invece il Natale rischia di diventare un paravento, un omento in cui la festa assume contorni di un bieco consumismo, relegata soltanto al “siamo tutti buoni” per manifestazioni o eventi pensati e fatti apposta per un certo periodo dell’anno. Chi si ricorda più dell’importanza e della bellezza di veder luccicare le luci colorate di un albero mentre in casa si diffonde l’odore dei crustoli, dolci semplici di origine orientale per la cannella o il garofano usato nella preparazione? Chi riesce a gioire vedendo una capanna e dentro un bambinello attorniato da gente umile e semplice? No, non si può fare nemmeno nelle scuole perché secondo i dottori del nulla tutto ciò crea divisione e poco rispetto per chi arriva da lontano. Il Natale potrebbe avere un senso chiedendo possibilità di vivere in realtà dove miseria e guerra siano sconfitte. L’Occidente rischia di perdere se stesso. O si torna a guardare ai bisogni degli esseri umani o uniformiamoci ai comitati d’affari ai quali stanno a cuore i mercati e non badano a sconfiggere la disoccupazione ma semmai a specularci sopra.