Ndrangheta e sai dove ti trovi

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Una ndrangheta attiva come non mai, che ha addentellati dentro e fuori il territorio, ha ricevuto un colpo nell’ambito dell’operazione Six Towns, che ha portato anche  all’incriminazione di un ispettore della polizia di Stato in pensione da poco, che era in servizio presso la Questura di Crotone. Provvedimenti cautelari sono stati emessi nei confronti di 36 persone accusate di collusione con i clan crotonesi. L’indagine è stata lunga e, dopo pedinamenti, intercettazioni, raccolta di prove, ha portato all’incriminazione delle cosche che operavano tra S. Giovanni in Fiore e comuni dell’hinterland crotonese, scoperte che hanno messo in luce la capacità della ndrangheta di permeare il tessuto sociale imponendo il pizzo alle piccole attività commerciali, ma non solo. Gli uomini del clan imponevano forniture alimentari ai ristoranti della Sila cosentina, fino al controllo dell’attività di vigilanza nei locali notturni. Un vero e proprio impero che ha determinato il sequestro di 650 metri quadrati di terreno agricolo su cui insistono costruzioni abusive. Ma l’attività di controllo delle cosche nel crotonese veniva esercitata anche su multinazionali attive nel settore estrattivo, come l’area mineraria di Timpa del Salto, a Belvedere Spinello gestita da Eni –Syndial. Ad essere coinvolti nelle indagini anche i settori della Baker Hughes e Halliburton, multinazionali  attive nel ramo petrolifero. I sistemi di persuasione per cedere alle richieste dei clan si esplicavano con danneggiamenti dei mezzi nel cantiere dove si trovavano gli attrezzi,minacce di morte che andavano nella direzione di avere  appalti o pagamento di tangenti in base all’ottenimento di lavori pubblici una volta assegnata  la commessa. Una vera Holding  del crimine che gestiva anche lo spaccio di sostanze stupefacenti ed aveva interessi nella gestione economica del territorio. Il fenomeno dell’attività mafiosa non conosce tregua da queste parti, forse anche per questo il paese è come soffocato dalla mala pianta che uccide  il seme una volta piantato ragion per cui non c’è foglia che si muova se la ndrangheta non vuole. La longa manus degli interessi criminali non lascia al caso nulla. Nemmeno la Chiesa. A Lamezia Terme,  comprensorio del catanzarese , ieri 17 ottobre  ono stati bruciati container della caritas lametina. Servivano per la costruzione di un Villaggio della Carità  che la diocesi avrebbe dovuto gestire, e trattandosi di un incendio doloso i conti sono belli e fatti. In pratica da queste parti anche spostare un palo della luce richiede l’assenso di qualche clan, altrimenti si corre il rischio di essere redarguiti in malo modo. Non è da ieri che la Calabria deve convivere con un potere parallelo allo stato, comportandosi come una multinazionale capace di elargire beni e servizi. Ci si chiede quanto la Stato sia attivo per sgominare un’organizzazione che ha monopolizzato ogni tipo di attività tra il silenzio complice di chi non denuncia e di dinosauri della politica che spesso fanno finta di non sapere, vedere, sentire. In mezzo gli onesti, coloro che si prodigano per cambiare insieme a quei pochi magistrati non collusi che agiscono in zone calde, a volte non supportati da mezzi e uomini  necessari per combattere un fenomeno che rischia di decretare la resa della società civile.