La ninfa ed il fauno

La ninfa avanzava sull’argine del fiume pensierosa, raccogliendo pietruzze bianche che gettava nell’acqua. Cerchi concentrici i ricordi, apparivano e svanivano stuzzicati da quel movimento dell’acqua prima di andar giù.Aspettava che la luna illuminasse il cielo con i suoi scintillanti riflessi, nella  speranza  di vedere sbucare dalla fitta boscaglia l’intrepido fauno,sparito una notte, dopo tante promesse d’amore. Incontri fugaci, baci rubati alla notte, complice la pallida luna. La ninfa aspettava   che il buio scendesse coprendo  con  il suo nero mantello trapunto di stelle, il  bosco,consegnato al silenzio spezzato  soltanto dal battito d’ali di un cuore che   rotolava  veloce, tra alberi scossi dal vento.Passavano le ore , interrotte  da gocce di pianto  raccolte dal fiume , occhi luccicanti, vaganti   in ogni piega  del buio, nella speranza di vederlo spuntare, correre verso di lei e stringerlo a se. Tormento, estasi, quiete.Rugiada diventò il suo pianto, che si adagiò sulle foglie, lungo il selciato di quel fiume dentro il quale lei si tuffò, per ritrovare la sua anima prigioniera nella tela di tante menzogne. L’acqua sfiorò le sue membra stanche, mentre la luce del giorno avanzava; la cullò, lavò il suo dolore. Vaga ancora la ninfa dei boschi in attesa del fauno, sparito una notte sotto un cielo stellato e mai più ritrovato.