Operazione Stige. Gratteri ha fatto la sua parte. E noi?

“Operazione Stige” è un’indagine portata avanti dal giudice Nicola Gratteri conclusasi con l’arresto di 169 persone nella provincia di Crotone. La cosca Farao- Marincola, forte e ben radicata a Cirò, è stata letteralmente smembrata ed ha evidenziato un fatto preciso: l’assalto delle cosche alle pubbliche amministrazioni, dove si eleggevano uomini a loro vicini che gli consentivano di avere appalti e svolgere quindi una funzione imprenditoriale tramite una fitta rete di amici. L’indagine  ha fatto emergere una figura di spicco istituzionale, Nicodemo Parrilla, sindaco di Cirò, molto vicino ad un ex politico crotonese che tiene in mano i fili della politica locale. Parrilla era anche il presidente della provincia, organo eletto non per i voti dei cittadini ma con quello degli amministratori provinciali , dopo essere stato riformato costituzionalmente. Già questo particolare la dice lunga su quanto la politica abbia delegato il proprio potere a cordate di teste di legno che avevano ramificazioni non solo al nord ma anche in Germania. Una commistione di affari i cui tentacoli si estendevano anche sui centri di accoglienza, tramite associazioni che venivano rimpinguate congruamente. L’affare migranti è quello che più rende alle mafie. Gli introiti provenienti da questo commercio di nuovi schiavi rende più di un carico di droga e si gestisce in modo legale senza che nessuno possa indagare. Preoccupante capire che il ruolo istituzionale dei vari amministratori sia diventato di collusione con personaggi che trovavano porte aperte e riuscivano a fare profitti per se stessi ma non per il territorio che ultimamente si è impoverito maggiormente. Paradossalmente parlando verrebbe da dire che la finanza è diventata mafia finanziaria e gli affari hanno preso il sopravvento su tutto, se la criminalità riesce a muoversi con molta nonchalance e ad utilizzare gli stessi metodi di governo utili solo per loro. La manovalanza ha ricevuto un bel colpo, ma cercare di tagliare la testa del serpente è cosa ancora più ardua. Se l’indagine “Stige” ha scoperto anche  il nervo dei migranti, forse toccherebbe allo Stato intervenire per mettere fine a sbarchi infiniti che altra finalità non hanno se non impiegare i nuovi schiavi in lavori a nero e da quattro soldi, cancellando con un colpo di spugna tutti i diritti acquisiti in anni di lotte dai cittadini. Può lo Stato alzare la voce per cancellare il funesto accordo fatto a Bruxelles per utilizzare i porti italiani utili allo  sbarco?Se la mafia nidifica tra gli Stati, è tempo di farsi delle domande ed avere dalle risposte. Quanto costa mantenere la macchina dei burocrati fatta da impiegati, dirigenti, funzionari, senza che questi abbiano mai sostenuto un concorso? Perché come Stato ci si deve indebitare per mantenere a Bruxelles un apparato camaleontico e licenziare impiegati, ridurre servizi? L’operazione Stige lascia in ombra ancora molte questioni irrisolte, che vanno sviscerate per porre fine a un mal costume e vessazioni che puntualmente si riversano sulla società civile, sempre più ridotta al lecchinaggio e al servilismo. Crotone e le acque fangose che riversano la melma per ogni dove, dovrebbe cominciare a rialzare la testa e diffidare da chi percepisce come un “divin signore” che tutto fa e tutto può. Basta affidare la città a biechi personaggi o assistere passivamente a nomine dirigenziali perché” mi manda Picone”. Chi è in grado di lavorare per la città si impegni fino in fondo, invece di cedere al canto delle sirene. Non sono più tollerati atti di arroganza nonché discriminatori verso chi in questa città vive e la vede sprofondare ogni giorno che passa nel mare nero dell’indifferenza. I meccanismi tramite l’operazione di Gratteri sono stati spiegati ampiamente, tocca adesso ad ognuno fare la propria parte. Ne saremo capaci?