Parola d’ordine: Povertà

mons.-Luigi-Cantafora

La notizia è di quelle che fanno tremare i polsi. A Lamezia Terme sono stati incendiati cinque container, di proprietà della Diocesi, destinati all’accoglienza degli indigenti, sempre più numerosi al sud, che si rivolgono a tali strutture per sedare i morsi della fame e di una povertà crescente. Le fiamme si sono estese anche ai depositi di generi alimentari e, secondo le indagini in corso di polizia e carabinieri, non è esclusa la matrice dolosa per il ritrovamento in uno dei container di una bottiglietta con tracce di liquido infiammabile. Nello specifico i container dovevano essere adibiti per la costruzione del Villaggio della Carità da gestire, secondo i piani della diocesi, dalla Caritas. Da tempo a Lamezia opera Il vescovo don Luigi Cantafora e conosciamo l’impegno profuso per gli ultimi, in realtà su cui il presule lavora per arare il terreno con i semi della speranza e ridare ad ogni essere umano la dignità che si è persa a causa di una crisi che spazza i più deboli e lascia in piedi pochi ricchi affamati di soldi. Ed è proprio la Cei nel mezzogiorno ad aver stilato dati in controtendenza rispetto alla linea nazionale dove per la prima volta la classifica registra il 66%di connazionali che gravitano nelle strutture della Caritas a fronte di un 33,1% di cittadini di altre nazionalità. Il disagio maggiore si registra tra i minori e nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 34 anni a dimostrazione del fatto che il lavoro continua a essere una chimera e le ricadute occupazionali fanno parte del libro dei sogni, fiabe che nella realtà si sciolgono come neve al sole. Il rapporto della Caritas 2016 è in linea con i dati dell’Eurostat che colloca l’Italia al quarto posto nella UE per l’aumento del rischio di povertà calcolato intorno al 3,2% a cui seguono la Grecia  con il 7,6%, Cipro con il 5,6% e la Spagna con il 4,8%. I dati della Caritas afferenti al 2016 arrivano in occasione del varo della legge di Bilancio che rimanda al 2018 il fondo di 500 milioni per la lotta alla povertà. Come se chi ha fame potesse aspettare anni quando  l’inedia trancia vite in meno di 24 ore. Il sud sta vivendo una delle pagine peggiori della sua storia. Crotone è un territorio dove nel silenzio si consumano tragedie famigliari legate alla mancanza di lavoro o dall’impossibilità di mettere insieme il pranzo con la cena. A volte i dati vanno ben oltre quelli registrati, in quanto molte famiglie non sbandierano la loro povertà e usufruiscono in ora tarda dei camper della solidarietà che stazionano in punti prestabiliti della Città. Una situazione paradossale, come paradossale è una crisi che non si vuole risolvere se ancora i dinosauri della politica locale trovano il tempo per le loro strategie politiche che non ci azzeccano nulla con i bisogni di chi sulla propria pelle vive la miseria e la povertà. Chi l’avrebbe mai detto che avremmo letto dati stilati dalle Caritas che dimostrano una classe giovanile sempre più povera che farà prima ad invecchiare che entrare nel mondo del lavoro? Anche secondo l’Istat, il disagio riguarda sempre più le fasce d’età comprese tra i 18 e i 34 anni e per la prima volta l’Istat certifica che c’è parità tra uomini e donne povere e la media dei centri d’ascolto forniscono indicazioni che si aggirano intorno al 60,8% nel mezzogiorno e riguardano disoccupati e inoccupati. Se a questi dati poi aggiungiamo quello dei profughi e dei rifugiati che provengono per la maggior parte da Eritrea, Nigeria, Somalia, Gambia, Siria, Mali, la povertà e la miseria rischiano di essere una miscela esplosiva pronta a deflagrare e lasciare sul terreno numerose vittime. A rendere ancora più allarmante la situazione sono i dati dell’Inps che passano sotto la lente d’ingrandimento una riforma del lavoro, ossia il Jobs Act, che si è dimostrato un flop per via dei licenziamenti aumentati per giusta causa grazie alla cancellazione dell’art 18 che ha offerto l’assist alle aziende per licenziare, per giustificato  motivo soggettivo. Inoltre finita la pacchia della decontribuzione per le aziende sono evaporati anche i lavori a tempo indeterminato con conseguenza di una disoccupazione che diventa apocalittica. In compenso sono aumentati i vaucher ,buoni che dovevano servire per il lavoro accessorio ma che sono diventati la norma per ogni tipo di prestazione professionale. Al 30 giugno 2016 le statistiche parlano di 347,2 voucher staccati, si è così legalizzato il lavoro precario  creando ancora di più disagi nel mondo del lavoro. I dati parlano da soli e al sud con un’economia stagnante i passi indietro diventano passi  da gigante. Se si tiene conto di dinosauri politici e di un tessuto occupato dalla criminalità che deve mettere il naso ovunque tra un po’ anche la Chiesa dovrà baciare la stecca e l’episodio verificatosi a Lamezia Terme è un indicatore di quanto uomini senza scrupoli   passano  alle maniere spicce se nello spostare anche un palo della luce non si viene interpellati.