la peste

Anche intorno al 1630, come ai giorni nostri e in maniera più cruenta, l’Italia era in qualche modo soggiogata dalla Germania. In Lombardia circolavano truppe tedesche meglio conosciute come “Lanzichenecchi” che assediavano le città per depredarle d’ogni cosa. A quei soldati fu dovuto il diffondersi dell’epidemia di peste che flagellò la regione e la città di Milano tra il 1629 e il 1630. Di cambiato nell’Italia dei giorni nostri,rispetto a quegli anni e in particolare dal 2002 in poi, a parte la peste intesa come malattia,c’è poco o niente. Per il resto tutto è rimasto come allora; basta dare una occhiata all’andamento della situazione economica italiana in questa prima metà del mese di novembre 2014. La testata on-line di “Repubblica.it” la riassume così: “   L’Italia resta in recessione. Nel terzo trimestre del 2014 il Pil cala dello 0,1% dopo il -0,2% fatto registrare nel periodo aprile-giugno e la variazione nulla nei primi tre mesi dell’anno. Ancora più pesante il dato sullo stesso periodo del 2013: -0,4%. A fine settembre, dunque, la variazione acquisita per l’anno è pari a -0,3%. Con il dato di oggi si allunga la serie negativa dell’economia italiana che ormai non cresce più da 13 trimestri…”. Il Governo di Matteo Renzi è in carica oramai da dieci mesi; a parte di abolizione del Senato; di legge elettorale; di articolo 18;di job-act e degli 80 euro donati per conquistare il voto alle europee,  in Italia è tutto uno straparlare del Premier. La modernizzazione imposta dall’ex sindaco di Firenze sta portando a dei risultati che parrebbero essere un copia incolla delle pagine de “I Promessi sposi”. Ecco come Manzoni descriveva lo scenario della Milano di circa quattrocento anni addietro. –

 

A ogni passo, botteghe chiuse; le fabbriche in gran parte deserte; le strade, un indicibile spettacolo, un corso incessante di miserie, un soggiorno perpetuo di patimenti. Gli accattoni di mestiere, diventati ora il minor numero, confusi e perduti in una nuova moltitudine, ridotti a litigar l’elemosina con quelli talvolta da cui in altri giorni l’avevan ricevuta. Garzoni e giovani licenziati da padroni di bottega, che, scemato o mancato affatto il guadagno giornaliero, vivevano stentatamente degli avanzi e del capitale; de’ padroni stessi, per cui il cessar delle faccende era stato fallimento e rovina; operai, e anche maestri d’ogni manifattura e d’ogn’arte, delle più comuni come delle più raffinate, delle più necessarie come di quelle di lusso, vaganti di porta in porta, di strada in istrada, appoggiati alle cantonate, accovacciati sulle lastre, lungo le case e le chiese, chiedendo pietosamente l’elemosina, o esitanti tra il bisogno e una vergogna non ancor domata…, smunti, spossati, rabbrividiti dal freddo e dalla fame ne’ panni logori e scarsi, ma che in molti serbavano ancora i segni d’un’antica agiatezza; come nell’inerzia e nell’avvilimento, compariva non so quale indizio d’abitudini operose e franche. Mescolati tra la deplorabile turba, e non piccola parte di essa, servitori licenziati da padroni caduti allora dalla mediocrità nella strettezza, o che quantunque facoltosissimi si trovavano inabili, in una tale annata, a mantenere quella solita pompa di seguito”-

Nel seguito della narrazione manzoniana, al sopraggiungere della peste dopo la carestia, si fa riferimento al lazzaretto, ovvero al ripristino di quell’edificio nelle funzioni che si credevano abbandonate per sempre. Ebbene, nella quotidiana narrazione “Renziana”, si fa riferimento a un patto che prende il nome di una via di Roma, dove c’è la sede del PD; via del Nazareno, laddove Berlusconi e Renzi avrebbero deciso come cambiare l’Italia ovvero spartirsi il potere. Non propriamente  quella del 1630, ma in Italia sembra esserci la peste e dunque quel patto, potrebbe suonare come “Patto del Lazzaretto”; lasciando quindi fuori da questo obbrobrio almeno il nome di Gesù.

 

Antonella Policastrese

con la sontuosa collaborazione di Alessandro Manzoni