A ogni passo, botteghe chiuse; le fabbriche in gran parte deserte; le strade, un indicibile spettacolo, un corso incessante di miserie, un soggiorno perpetuo di patimenti. Gli accattoni di mestiere, diventati ora il minor numero, confusi e perduti in una nuova moltitudine, ridotti a litigar l’elemosina con quelli talvolta da cui in altri giorni l’avevan ricevuta. Garzoni e giovani licenziati da padroni di bottega, che, scemato o mancato affatto il guadagno giornaliero, vivevano stentatamente degli avanzi e del capitale; de’ padroni stessi, per cui il cessar delle faccende era stato fallimento e rovina; operai, e anche maestri d’ogni manifattura e d’ogn’arte, delle più comuni come delle più raffinate, delle più necessarie come di quelle di lusso, vaganti di porta in porta, di strada in istrada, appoggiati alle cantonate, accovacciati sulle lastre, lungo le case e le chiese, chiedendo pietosamente l’elemosina, o esitanti tra il bisogno e una vergogna non ancor domata…, smunti, spossati, rabbrividiti dal freddo e dalla fame ne’ panni logori e scarsi, ma che in molti serbavano ancora i segni d’un’antica agiatezza; come nell’inerzia e nell’avvilimento, compariva non so quale indizio d’abitudini operose e franche. Mescolati tra la deplorabile turba, e non piccola parte di essa, servitori licenziati da padroni caduti allora dalla mediocrità nella strettezza, o che quantunque facoltosissimi si trovavano inabili, in una tale annata, a mantenere quella solita pompa di seguito”-
Nel seguito della narrazione manzoniana, al sopraggiungere della peste dopo la carestia, si fa riferimento al lazzaretto, ovvero al ripristino di quell’edificio nelle funzioni che si credevano abbandonate per sempre. Ebbene, nella quotidiana narrazione “Renziana”, si fa riferimento a un patto che prende il nome di una via di Roma, dove c’è la sede del PD; via del Nazareno, laddove Berlusconi e Renzi avrebbero deciso come cambiare l’Italia ovvero spartirsi il potere. Non propriamente quella del 1630, ma in Italia sembra esserci la peste e dunque quel patto, potrebbe suonare come “Patto del Lazzaretto”; lasciando quindi fuori da questo obbrobrio almeno il nome di Gesù.
Antonella Policastrese
con la sontuosa collaborazione di Alessandro Manzoni