Terremoto:quanto tempo passerà senza far niente?

sisma-in-italia-epicentro-vicino-a-rietimorti-crolli-e-disperazione-le_91ced7dc-69bc-11e6-8f48-bee1faf78f60_700_455_big_story_linked_ima

Amatrice, Accumuli, Arquata, Pescara del Tronto, sono stati interessati da un evento sismico che ha sbriciolato i territori e provocato morti e feriti, anche se non ci conoscono ancora i numeri effettivi di chi non è sopravvissuto. L’Italia è un Paese in guerra con la Natura. Tra alluvioni, smottamento di terreni, voragini che si aprono nelle città dopo piogge abbondanti, stiamo rischiando di essere vittime consapevoli della dabbenaggine di chi dovrebbe avere cura del territorio, ma che non investe il becco di un quattrino per tutelare cittadini e un patrimonio che rischiamo di perdere. L’Italia che deve puntare al turismo, ma quale? Dopo l’Aquila, distrutta come città d’arte con una comunità che è stata dirottata ai confini del centro storico e che forse non entrerà più in possesso delle proprie case, della sua , oggi tocca all’Italia centrale. Una ferita dentro la carne viva che rischia di creare altri sfollati, altra gente che dovrà aspettare chissà quanto prima di ritornare alla normalità e che sarà sottoposta a patti di stabilità, tasse da pagare, nonostante del loro vissuto rimanga ben poco. Questo è il momento dei soccorsi, della botta a sangue caldo, ma il “bello” comincia dopo, quando si dovranno fare i conti con soldi che non bastano, con crisi dirompenti e un’Europa incapace di lasciare aperta la strada dello sviluppo e della crescita. Questo è il momento dei pellegrinaggi dei vari attori istituzionali che si recheranno sul posto, salvo poi girarsi dall’altra parte quando le luci sulla tragedia si spegneranno e si punterà a dimenticare. E in questa continua ignavia, la sofferenza di chi ha perso tutto sarà un ricordo lontano e tutto ritornerà come prima anzi peggio di prima, con trivelle che bucano i mari, inquinamento selvaggio, veleni sparsi ovunque e nessuna tutela per un territorio fragile come il nostro che collassa e scompare sotto il peso delle catastrofi naturali. Intanto forse questo è il momento della solidarietà non a parole ma a fatti. Innanzitutto abbiamo una camera composta da 630 deputati che potrebbero benissimo devolvere parte dei loro introiti a chi ha perso tutto e Renzi, invece di intascare i soldi dell’abbonamento per pagare seguaci del suo pensiero, potrebbe devolvere la cifra per venire incontro a questi disastri annunciati. In fondo la Tv farebbe prima a ricollocarla sul mercato invece di usarla come opificio per i suoi megadirigenti galattici. I gesti da fare sono adesso questi, delle parole ne son piene le fosse e non sappiamo che farcene. Tutti questi salvatori della patria che dicono di amare il Paese mettessero mano al portafoglio, s’impegnassero seriamente per risolvere il problema già domani. Dopodomani potrebbe essere già troppo tardi.