Trivelle : la questione calabrese

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Il Teatro dell’assurdo. A distanza di mesi, quando impazzava la campagna di Renzi contro le trivelle,  e tutti a dar di matto contro chi non era d’accordo, ci si accorge adesso che il pallonaro ,arguto nel vendere ciance,  ci ha messo in un cul de sac specie per quanto riguarda le politiche ambientali in un territorio come la Calabria, con km di costa esposte a serio rischio. In prossimità della stagione estiva molti sono i conti che non tornano, tra cui,  in Calabria, il problema della trivellazione selvaggia delle coste tramite la tecnica dell’air-gun, ossia utilizzare sui fondali  marini   aria compressa per la ricerca degli idrocarburi. Eppure era stato promosso un referendum  da parte delle associazioni ambientaliste e non per impedire un simile scempio, ma il referendum è stato boicottato proprio da quel Renzi pervaso da mania di grandezza e ossessionato nel concludere affari con le grandi multinazionali del petrolio. In virtù di ciò i suoi compagni di partito si sono defilati spacciando come panacea del male  della disoccupazione l’arrivo delle multinazionali che avrebbero trasformato le coste in un colabrodo, oltre a renderle orrende con quelle creature meccaniche ad una distanza limite dalla costa.   Mentre in vista del referendum i Don Chisciotte andavano in spiaggia  a gridare “giù le mani dal nostro mare”, l’assessore all’ambiente non si trovava nemmeno a cercarla con il lanternino e il governatore era fiacco sulla problematica, poiché l’accentratore Renzi aveva dichiarato che le trivelle sarebbero rimaste a dodici miglia dalla costa, per cui non c’era nulla da temere. In soldoni: il “grande” adottava la pratica di come farci becchi prospettando un futuro radioso con tanti posti di lavoro. Chiacchiere, parole in libertà che ad oggi si sono rivelate un nulla di fatto e non solo, guarda caso  oggi 3 febbraio 2017 l’assessore all’ambiente e governatore scoprono e si accorgono che la tecnica dell’air gun renderà i nostri fondali una groviera, danneggiando l’ecosistema marino. Oggi Oliverio è in prima linea, ma ieri cosa faceva?  Era forse in vacanza anche lui o pensava a come salvarsi la faccia davanti al suo nume tutelare? Le ragioni di partito, le alleanze di cordata a volte sono più forti delle ragioni delle comunità amministrate e poco importa se la costa rischia di colare a picco, se le spiagge in Calabria sono erose dai fenomeni atmosferici,  se l’inquinamento e la cementificazione rischiano di imbruttire e modificare l’aspetto morfologico del territorio. In fondo si chiedono soldi, si aspettano che vengano erogati per farli finire chissà dove e spenderli allegramente mentre la Calabria lentamente muore e l’unica possibilità per farla decollare è ridotta ad una speranza vana. Calabria, terra aspra che non riesce a far pace con il passato e continua a non avere la visione di un futuro, perché qui l’unica cosa ad attecchire sono i comitati d’affari, gli accordi stipulati nelle segrete stanze e così, se un pezzo di costa ricadente nell’area marina protetta viene cementificata da capivillaggio che mirano a speculare costruendo e sradicando il nido delle aquile, nessuno insorge e tutto tace tra rimpalli di responsabilità e con un sindaco che invece di salire sulle barricate se ne esce con un laconico “se posso cercherò di fermare la costruzione del “marina  park village”. Eppure quel tratto di costa, ridotta oggi a pollaio con lo sbancamento di una spiaggia per collocare la piscina, non turba i sonni di nessuno. Ma la capitaneria di porto cosa farà? Concederà il permesso per impiantare gli ombrelloni della struttura? Una questione, questa della costruenda mini Valtur, che lascia in sospeso numerose domande, che non chiarisce la dinamica dei fatti e con la scusa di qualche posto di lavoro sacrifica la possibilità di una comunità di usufruire della bellezza incontaminata del paradiso degli dei. Avevamo un mare, avevamo la possibilità di dire “anche se non ho niente, posso godere della possibilità di un bagno nelle acque incontaminate del mio mare!. Oggi ci viene tolta anche questa possibilità. Per la cronaca, sarebbe il caso di chiedere al nostro assessore regionale all’ambiente come stiamo in materia di depuratori o se dobbiamo accontentarci di fare il bagno in un brodo di melma in città, perché guarda caso di determinati problemi ci si accorge solo a stagione turistica avanzata, con tanti saluti dalla ditta che portano i crotonesi ad arrangiarsi come meglio possono.