Turismo : invece che risorsa, piaga.

E’ un mondo difficile. Qualità della vita pari a zero, possibilità di stare tranquilli a casa propria inesistente. Da quando hanno creato “l’industria delle vacanze” , promuovendo le città d’arte a mete ambite da visitare, qualcosa si è incrinato in questa forma di economia tesa a distruggere e assaltare i luoghi del cuore riducendoli ad un ammasso di centri privi di amenità e storia. Certo è che gli  uomini politici dovrebbero indossare occhiali con lenti spesse; solo così si accorgerebbero di che mostruosità stanno creando e di cosa si stanno rendendo colpevoli. Promuovere il turismo come unica forma di economia significa non aver capito come agire per difendere l’identità dei posti da visitare e che il turismo di massa, in un mondo globalizzato, comporta barbari alla riscossa con poca possibilità di difendersi. Prendiamo Venezia. Con la scusa di promuovere il turismo da crociera la laguna rischia di crollare per quei bestioni che arrivano fino a piazza S. Marco, per non parlare dei calli dove è difficile anche camminare, muoversi, godere delle bellezze di posti di cui alla fine ti rimane soltanto l’incubo di aver sgomitato tra tanta gente, senza aver vissuto appieno la città. Cosa dire poi di file chilometriche per chi a Firenze vuole visitare i musei? Tutta quella gente che si riversa per pinacoteche e stanze di altri tempi dove sono conservate le opere d’arte, decretano la morte delle tele, perché non sappiamo quanta tutela venga riservata, se c’è un buon sistema d’areazione che permette di mantenere intatti i dipinti. In pratica, organizzato in questo modo, il turismo rischia di diventare un agente inquinante, in quanto le persone finiscono per acquisire l’effetto smog da cui tutelarsi. Ma poi,  il fatto di mettersi in fila indiana e scorrere velocemente davanti ad una tela cosa lascia nel visitatore che dovrebbe essere avido di cultura? L’unica cultura che sta fiorendo è quella di farsi selfie, poiché forse ognuno si sente unico tralasciando un piccolo particolare: che negli stessi posti visitati transitano decine e decine di persone per cui alla fine la ricaduta sulle città è aver prodotto carte, creato anarchia sporcati angoli o piazze forse tenute come bomboniere prima che le cavallette arrivassero.

Paradossalmente le nostre città d’arte sono servite a nominare direttori soprintendenti provenienti dalla Germania  e dall’Europa, come se in Italia ci fossero zulù incapaci di guidare un settore delicato come la cultura. Ci stanno espropriando di tutto. Ormai abbiamo perso la nostra identità e più diventiamo gregge meglio è per chi dall’alto tira i fili.

Parlano di turismo ed alla fine in luoghi lontani da Dio e dal mondo le anomalie che si verificano è di trasformare ogni angolo  dei lungomare in bar, pizzerie, ristoranti all’aperto fregandosene di stabilire regole che armonizzino i bisogni delle comunità con quelli degli esercenti.

In tutto questo tempo la Cina fa scuola e ogni luogo turistico da assaltare somiglia sempre più a Shanghai che a un luogo italiano o europeo. In cambio ci dicono che è un settore che cresce e crea lavoro. Sicuramente lavoro da sciuscià o di camerieri sotto pagati dai caporali della ristorazione. Stiamo ritornando indietro ai tempi in cui gli Americani arrivavano nelle terre dei Sioux per confinarli nelle riserve e costruire ferrovie in nome del progresso. Un progresso, ieri come oggi, che sa di prevaricazione, arroganza e che bada solo agli utili da realizzare a tutti i costi.