Un Papa con il pallino dell’Islam

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“Le parrocchie con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, ma musei”. Sono le parole del Papa, che incita i parroci ad accogliere i migranti. Peccato che il Papa dimentichi un piccolo particolare: i musei sono luoghi della memoria, dove si custodiscono reperti che testimoniano il cammino dell’uomo nei tempi passati, ed annullarli significa rinunciare alla nostra identità, dimenticare  come si siano sviluppate le società, e di quanto fondamentale sia stato il pensiero dell’uomo. Questa frase dunque cosa significa? Rinunciare ad essere cristiani per accogliere una marea di gente che alla sua fede non rinuncia, e la pratica intasando strade e quartieri se non hanno i loro luoghi di culto. A meno che, in vista di questa massa di persone che sta venendo da noi, non ci sia l’intento di promuovere l’Islam in tutti i suoi aspetti ed in un futuro prossimo più che un Papa, Francesco vuole trasformarsi in un mufti o un muezzin con tanti fedeli attorno.

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Chissà che S. Pietro non diventi La Mecca occidentale, meta di pellegrini che almeno una volta l’anno si recano in pellegrinaggio per adorare Allah, promuovendo così  moschee in ogni angolo di un’Italia che dovrà rinunciare di questo passo anche alla religione dei propri padri. Sgomenta questa frenesia di un Papa che invece di fare pressioni per ripristinare la pace in zone martoriate dalla guerra, predica l’apertura incondizionata dei nostri confini senza chiedersi cosa stia succedendo ad una massa di gente come noi, senza più un lavoro, senza una casa con la prospettiva di dormire sotto i ponti, accampati come zingari. Di cosa parla il Papa? Forse ha deciso di riscrivere i Vangeli e riformare le Sacre Scritture?  In fondo se si può rottamare la Costituzione, non si capisce perchè il Papa non dovrebbe riscrivere una nuova Bibbia.

“La Chiesa ha la forma di una famiglia speciale, non di una setta esclusiva” dice ancora il Papa, forse per questo preferisce gli ambienti chic di Comunione e Liberazione, perchè in fondo le sette esistono anche qui , solo che al bisogno si può  stravolgere  ogni realtà per  portare  acqua alla causa personale. In realtà ciò che esercita il Papa è un vero potere temporale. La spiritualità non gli appartiene; quella magari la lascia a S. Francesco d’Assisi da cui ha preso il nome, ma non l’esempio di quella Chiesa e di quell’amore che il santo emanava, senza il quale non sarebbe mai diventato il patrono d’Italia. Forse anche lui sarà spogliato della sua identità. Ciò che insegnano i migranti con Allah nel cuore, è preferibile al Cristo cattolico, caduto proprio in bassa fortuna.