Uno scrittore, un appello.

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Accorato l’appello di Tara Ben Jelloum. Ho letto i suoi libri, la sua denuncia in tempi non sospetti sulla condizione femminile di un Islam che non mette in risalto il valore delle donne, ma le condanna sotto un velo a vivere una vita ai margini di una società così maschilista e patriarcale da non permettere loro nemmeno di respirare. Mi riferisco al libro che a me rimase impresso, Creatura di Sabbia, che ha costituito una specie di vademecum e mi ha fatto riflettere parecchio, per una condizione di donna del sud non particolarmente felice. Nella lettera di Tara, l’appello ai musulmani nel prendere le distanze da barbari che stanno insanguinando il mondo è ancora più vibrante, in quanto sottolinea la necessità per le donne islamiche di liberarsi da quel velo nero che le copre tutte e non le lascia respirare suscitando paura per strada in bambini che le scambiano per l’uomo nero. Lo scrittore riferendosi alla comunità dei musulmani residenti in occidente li incita a cambiare visione della vita e a non rimanere ancorati a usi che appartengono ad una terra che, per i più disparati motivi, hanno lasciato per venire in un occidente decadente, che rischia di perdere quelle libertà ed ideali per cui tanto si è lottato. Dissentire, farlo in massa, dividere di netto ciò che i soldati del terrore stanno attuando e chi da millenni professa una religione di pace e solidarietà. Questa che i soldati del califfo combattono è qualcosa di diverso, ammantato da motivazioni religiose, ma la religione non c’entra nulla. Questo è il momento di una grande Verità: guardarsi dentro, guardarsi intorno e scegliere consapevolmente ciò che necessita ad ogni uomo per sentirsi tale e che la dignità non si può calpestare né tradire in nome di altri interessi. Per via di ciò che chiamano terrorismo, stiamo per perdere le nostre libertà, i nostri ideali, ed in questo momento di confusione, pur di salvare la faccia, i governanti non esitano al ricorso a leggi speciali o decisioni calate dall’alto che non si conciliano affatto con quelle di popoli liberi di vivere in pace la loro vita. E’ arrivato il momento per Musulmani, Cristiani, Ebrei ortodossi di stare uniti per spazzare via la mancanza di diritti, per dire che lo sfruttamento non ci appartiene e che bandiamo ogni forma di emarginazione che condanna giovani meno fortunati a vivere da abbrutiti e di imbracciare un’arma per farsi giustizia da soli, sparando magari su tanti figli di nessuno, rei solo di vivere in un occidente malato che pensa ad affermare le ragioni della finanza distruggendo ogni forma di economia, incapace di distribuire equamente ricchezza. Qui non si tratta di guardare con sospetto l’altro, ma di dimostrare che non accettiamo più che intere popolazioni africane fuggano perché nelle loro terre sfruttate i magnati della finanza si arricchiscono in combutta con governanti che lucrano, costringendo uomini e donne ad andare altrove. Insieme dovremmo gridare il disprezzo per quanti ci stanno facendo vivere una guerra che non appartiene né a Musulmani, né a Cristiani, né ad Ebrei. Finiamola nel rimestare nel calderone per buttare fumo negli occhi. Il Califfato, se ha qualcosa da chiedere ai Governi, vada a scontrarsi direttamente con loro invece di usare le comunità civili come ostaggio. Non è questo che vorrebbe Allah, ragion per cui ci lasciassero vivere in pace.