Cinque comuni in Calabria sciolti per mafia: Cassano allo Jonio, Isola Capo Rizzuto, Marina di Gioiosa Jonica, Petronà e Lamezia Terme. La decisione è stata presa dal Consiglio dei ministri il 22 novembre e non è di certo un fulmine a ciel sereno. Minniti deve averci pensato parecchio prima di dare il via libera alla fatidica decisione; siamo in Calabria terra di ndrangheta e massoneria, e non è uno scherzo. Uno dei comuni vicini a Crotone è Isola Capo Rizzuto, un paese noto ultimamente per i fatti che hanno riguardato il centro d’accoglienza per migranti S. Anna e hanno portato agli arresti Don Edoardo Scordio e Leonardo Sacco, governatore della confraternita la Misericordia. Il fatto ha suscitato un gran scalpore perché in una terra affamata come la Calabria, qualsiasi situazione va essere sfruttata se permette guadagni sicuri. Se poi tali guadagni privilegiano pochi non ha nessuna importanza. In fondo la mafia fa credere di elargire guadagni a masse sempre più disperate di gente, anche se poi a guadagnarci sono in pochi. Isola Capo Rizzuto come si diceva è stata sciolta per mafia. Il problema non è ora,poiché si presenterà quando alle prossime elezioni dovranno essere stilate liste, ma con i nominativi di quali persone?. E soprattutto in che modo si vigilerà per capire se alla base ci sono volti taroccati e un consenso costruito a tavolino? Non è la prima volta che assistiamo allo scioglimento di un consiglio comunale e alla successiva formazione di un altro fac simile. La mafia è un comportamento, un modo d’essere e di agire, che resiste ed è inossidabile a qualsiasi forma di legalità.La criminalità è omertà.Da queste parti ci si affida a padrini politici, magari anche condannati, i quali hanno trovato il modo di riciclarsi e mettere in moto una macchina di consensi in nome di qualche favore o di un coppino di brodo. Più si è condannati, più si acquistano punti e sulla lista nera finiscono persone che magari osano parlare porsi domande che rimangono inevase, perpetrando così la politica del malaffare. Isola Capo Rizzuto, lo si sa, è sempre stata una roccaforte chiacchierata, ma non solo Isola. Eppure ci vorrebbe poco per porre fine ai padrinaggi e stoppare comportamenti ai limiti della trasparenza. Come definire ad esempio quanto sta succedendo a Crotone? Sono stati cooptati nell’amministrazione comunale due super dirigenti, il cui compenso si aggira sugli ottantaquattro mila euro annui. Nessun concorso, ma solo l’appartenenza ad una fazione forte, che ha permesso a questi cervelli non in fuga di compiere il salto di qualità. E la cosa ancora più stramba è che uno dei due dirigenti ingaggiati è parente del Presidente del Consiglio comunale di Crotone. Come definire tutto questo? E’ o non è corruzione? E la corruzione non è di certo un modo per affermare la legalità, tutt’altro. Allora a chi credere chi ascoltare? Se tutto sommato essere dei sensali paga, inutile che facciano convegni, ci parlino di trasparenza, se nei fatti paga essere consenzienti a logiche di appartenenza politica. Come diceva mia nonna, Chiacchiere e tabacchiere di legno, al mercato non si impegnano