Crotone vede nel mare il suo potenziale sviluppo, l’unica alternativa possibile in questo lembo di Calabria soffocata dal cemento, che parla di turismo e pensa a cosa costruire erodendo terreno alla costa. Crotone e i falsi profeti che nel tempo hanno abusato del proprio potere non badando alla collettività e lasciandola alla deriva. A cominciare dalla costa fino ad arrivare a Capocolonna, stiamo assistendo da anni alla costruzione di villette per Crotonesi che decidono di avere una vista mozzafiato, edificando verande quando quell’area si doveva adibire a strutture alberghiere; invece che si è fatto? La si è sacrificata in nome dell’edilizia privata, affaticando il mare con impianti fognari e depuratori non idonei per smaltire i liquami, che puntualmente galleggiano a pelo d’acqua. E come se non bastasse, adesso a essere spolpato è punta Scifo che, con la scusa del turismo, vedrà presto la nascita di un mega villaggio vacanze, in spregio ai vincoli paesaggistici e di un’area che ricade nell’area marina protetta. Con la scusa di far nascere un piccolo agriturismo non si è perso tempo ad aggirare anche la legge Galasso che prevede una serie di tutele sui beni paesaggistici e ambientali. Normative disattese se alla fine non ci sono leggi che tengano, nè ministeri in grado di intervenire su uno scempio che riguarda la tutela del territorio. Eppure non sono mancati interventi sulla stampa nazionale a riguardo, ma evidentemente né Franceschini, né il Mibact hanno tempo di capire cosa stia succedendo, in mano a chi sta finendo quell’area, cosa produrrà per l’ambiente e se infine, ma solo alla fine, i Crotonesi potranno godere di quel pezzo di costa e di spiaggia, se si stanno alterando le bellezze paesaggistiche in un’area di forte interesse archeologico. Quell’area, qualora dovesse andare avanti uno scempio simile, sarà sacrificata per gli interessi di altri che non aspettano che mettersi all’opera per costruire e fare soldi. Non solo le istituzioni locali fanno finta di non sentire e di vedere, ma alla fine di questa brutta storia, dovrebbero dimettersi ed essere allontanati quei dirigenti che hanno gestito il progetto senza curarsi di sorvegliare e fermare uno scempio simile . Da canto suo il Ministero non aspettava altro che defilarsi, lasciando agli indigeni il triste compito di sbrigarsela da soli Evidentemente al tempo dei fatti, tecnici e dirigenti dell’urbanistica si preoccupavano di fare concorsi e una poltrona valeva bene il silenzio tombale. Se ci fossero regole e le leggi avessero un senso, si dovrebbe allontanare chi non ha vigilato adeguatamente. Ma siamo in Calabria e a Crotone le leggi sono un optional e chiunque può crede di potere, ma non tutto per fortuna. Le campagne ambientali hanno poco senso quando i territori soggiacciono alle mire di pochi e vengono alterati. Non preservare e intervenire su Punta Scifo significa costruire nei pressi della colonna di Capocolonna.