Crotone: festeggiamenti mariani senza fuochi

Con tutto il rispetto per il l Popolo Ucraino, condividendo le iniziative di solidarietà per aiutare chi è incappato nei furori di una guerra anacronistica, quantunque guerreggiata e annunciata da tempo; è davvero impossibile accettare, e tantomeno condividere,  le “misure” adottate dal Pastore della Chiesa crotonese   per manifestare rispetto nei confronti di coloro che soffrono per il dilagare del conflitto in quel lembo di Europa appartenuto all’ex Unione Sovietica. Perché pretendere di evitare che sia revocata una situazione di guerra vietando l’esplosione di innocui petardi da festeggiamento, per non turbare l’animo dei fratelli ucraini, è davvero cosa che non si può sentire e non si dovrebbe neppure pronunciare. Se non fosse che l’Italia, di concerto con tutto il mondo occidentale, in Ucraina continua a inviare armi, che il botto lo fanno eccome. Se non fosse che gli altri popoli di profughi, consistenti in decine di milioni di individui,     costretti  a fuggire dalla guerra, non venivano massacrati con il fragore di bombe, missili e granate, ma a colpi di machete e quindi senza quasi rumore. Non è che i fuochi d’artificio per una festa patronale siano vitali e indispensabili, specialmente dove c’è miseria, povertà e fame; ma un conto è dire che, dopo due anni in cui la Festa della Madonna di Capocolonna è mancata ai crotonesi a causa della pandemia, zero fuochi per queste “nobili” ragioni; altro conto è invece sostenere che non si faranno per non turbare i profughi Ucraini. Forse il Presule si è espresso male; forse non doveva mettere le due ragioni della scelta operata una accanto all’altra. Ma alla fine dei conti poco importa, perché i crotonesi  hanno dimostrato, nel corso degli anni, di andare smarrendo l’identità spirituale che li accomuna dinanzi al “Quadro”. Limitare la festosità della ricorrenza, non equivale a diminuire l’essere festaioli delle persone, che pure non è peccato. Non sono queste la parole e gli argomenti che avremmo voluto sentire da una rappresentante della comunità cristiana, soprattutto in un momento così tragico, confuso e caotico. Ciò fermo restando che occorre, nell’unico modo possibile e consentito, fermare questa escalation di guerra: fermare Putin e allo stesso tempo fermare Biden, perché se uno lo alimenta il fuoco, l’altro ci soffia sopra. L’ipocrisia serve davvero a poco, anzi, a nulla.