Mons. Panzetta: proporre non è disporre

 

 

 

 

 

 

 

 

Proporre non è disporre, e il Vescovo di Crotone ha disposto che i fuochi d’artificio non si faranno, poiché i contenuti e le forme del dibattito scaturiti dopo la sua proposta di riflessione (perché tale egli l’ha definita all’inizio), non rispecchiano i parametri attesi dal punto di vista spirituale, culturale, morale e religioso. Ove tale valutazione alla fine  sia stata effettuata da un organo monocratico e non assembleare, come nelle intenzioni doveva essere all’inizio, significa che la decisione era stata già presa da tempo. Ma non aveva dunque senso alcuno mischiare le ragioni addotte, che andavano dalla necessità di non rievocare il clima di guerra che c’è in Ucraina con il fragore dei giochi pirotecnici, sino allo spreco di denaro occorrente per realizzarli. Si è parlato di una spesa di circa 20 mila euro, ovvero di 35 centesimi di euro per abitante, che la comunità cristiana non poteva sostenere in ragione dell’ammontare degli oboli previsti. Si potrebbe dedurre che i lavori di rifacimento dei locali della Curia, tutt’ora in corso, non sarà possibile ultimarli, se l’andazzo è quello attuale, ovvero se non c’è il becco di un quattrino. Resta da chiedersi se era il caso di apportare questa modifica dello zero fuochi alla Festa dei crotonesi dopo due anni di assenza. E in nome della sobrietà, condivisione e solidarietà, in un clima di mestizia, per il terzo anno consecutivo, la Festa perderà un altro pezzo di se stessa per la pura “… gioia di contemplare nei santi, e ancor di più nella Vergine Maria, lo splendore e la fecondità della grazia di Cristo”. Mettiamola così, rifacendoci a un episodio del Vangelo: se Mons. Panzetta fosse stato, accanto a Gesù, tra i commensali delle “Nozze di Cana”, di sicuro avrebbe fermato il braccio di Colui che si apprestava a tramutare l’acqua in vino. Di sicuro avrebbe convinto Gesù a trasformare l’acqua in qualcosa che non favorisse l’ebbrezza dei commensali, il loro ipotetico lasciarsi andare ai fumi dell’alcol: in gazzosa, oppure in coca-cola, tanto per indicare un sostituto del vino. Che il Vescovo possa  dimenticare il valore evangelico di ogni festa laddove la gioia fa parte di essa, ci può anche stare, ma nulla sarà più come prima e tutto, da adesso in poi, dovrà subire dei cambiamenti, a partire  dallo squallido corteo di autorità tra due ali di folla subito dietro il “Quadro” della Madonna anche se “si è sempre fatto così” tanto per usare le stesse parole del Presule. Le alternative rimaste ai crotonesi dinanzi al “diktat dei fuochi” sono a senso unico: disertare la processione del rientro, ovvero l’andare incontro al secondo sole, al tramonto, senza neppure un barlume di luce e di un fatuo fuoco che possa rischiarare l’avvento della notte. Certo, se così accadesse, sarebbe una vera iattura da che sta aspettando da oltre due anni il trionfale bagno di folla nello strascico mariano. Oltre che per sindaco e Giunta, questo vale per lo stesso Vescovo che addirittura neppure il giorno del suo insediamento ha potuto sedere tra la folla. Quel giorno a Crotone pioveva a dirotto, si rischiò addirittura l’alluvione. Ma questa è un’altra storia. Comunque ci accorgiamo che la carità, soprattutto quella popolare è sempre più pelosa e che il Vangelo è un abito che ognuno pretende di cucire addosso agli altri secondo le proprie misure e umane imperfezioni.