Sanità: esportiamo cervelli, ci danno cappelli

 

 

 

 

C’è  chi si dimette (a giusta ragione) da comandante dell’offensiva sanitaria contro la pandemia, e c’è chi scrive al Presidente del Consiglio implorando soccorso per la grave situazione ospedaliera di Crotone. Intanto che arriva la carovana di Emergency,  per dare una preziosa mano in quella regione dove il comparto sanitario pubblico è commissariato da oltre un decennio. Il profilo di un commissario tipo, per quel comparto, deve essere un vero e proprio “mani di forbice” e alla Calabria ne è toccato uno che ha fatto del proprio meglio, laddove, per esempio, l’ospedale di Crotone, nel giro di pochi anni, è stato ridotto a una sorta di poliambulatorio. Salvo, per quel commissario, finire sotto inchiesta perché accusato di  aver percepito indebiti emolumenti (operazione Artemide).  La situazione s’era fatta “Scura”, ma poi è arrivato l’ex generale dei Carabinieri, Saverio Cotticelli, uscito di scena qualche giorno addietro nella maniera grottesca che tutto il mondo sa. Commissario che si dimette, commissario che si nomina. Così il Governo, con lo scopo di trovarne uno adatto alla bisogna,  ha attinto a quel prezioso scrigno che custodisce i “cervelli” calabresi operanti nei centri di potere nazionale e dal quale era uscito, tanto per fare un esempio, Luca Palamara, ex presidente della ANM (Associazione nazionale magistrati). Ma il calabrese Eugenio Gaudio, ex rettore dell’Università romana “La sapienza” chiamato dal Governo per venire a gestire la sanità in Calabria, ha subito rinunciato per motivi personali.  C’era in ballo la nomina di Gino Strada, che un po’ “puzzava di pesce” perché fortemente caldeggiata e addirittura pretesa dal movimento politico “Le Sardine”, ma, ad oggi, un nuovo commissario per il rientro del debito nel sistema sanitario calabrese ancora non c’è. Intanto che a Roma, all’università “La sapienza” il posto di rettore che era di Eugenio Gaudio, è stato occupato dalla romana Antonella Polimeni, che è però di chiare origini reggine. Sarebbe a dire che noi esportiamo cervelli e gli altri ci propongono cappelli, visto che non si riesce a reperire un “capitano coraggioso” che venga in Calabria a fronteggiare il disastro della sanità pubblica. E’ però verissimo che il disastro della sanità pubblica, del quale la pandemia ha mostrato in tutta la sua imponenza le dimensioni, riguarda l’intera Nazione. Dagli ospedali chiusi agli ospedali da campo; dalla carenza di medici e infermieri sino all’annientamento della ricerca scientifica, il passo è stato relativamente breve,  meno di un decennio. Quando l’acqua scarseggia, la papera non galleggia; e semmai quell’acqua fosse il finanziamento del sistema sanitario pubblico, ricostruire le dinamiche di quella infausta, drastica e improvvida riduzione è abbastanza facile. E’ bastato un decennio scarso per ridurre i trasferimenti statali al comparto sanitario, al quale  sono stati sottratti  25 miliardi di euro  nel periodo 2010-2015 attraverso manovre finanziarie e altri 12 miliardi di euro sono stati decurtati nel corso del quinquennio 2015-2019. A operare detti tagli sono stati i governi Berlusconi (maggio 2008-novembre 2011); quello di Mario Monti (novembre 2011- aprile 2013). Hanno proseguito l’opera di tagli i governi Letta (aprile 2013-febbraio 2014); Renzi (febbraio 2014- dicembre 2016); Gentiloni (dicembre 2016- maggio 2018): Conte uno (giugno 2018-settembre 2019). Tirando le somme, sono stati tagliati 37 miliardi di euro al servizio sanitario pubblico e oggi si va alla disperata ricerca di rifinanziamento cui l’Unione Europea risponde proponendo un prestito di 36 miliardi da restituire in dieci anni attraverso il MES (meccanismo europeo di stabilità); vale a dire attraverso un fondo costituito con il versamento di quote da parte degli stati della UE. Tra il prestito ed i tagli perpetuati dai governi italiani, esiste già una eccedenza negativa di un miliardo di euro, cui vanno a sommarsi i 14 miliardi che l’Italia ha versato per la costituzione del fondo MES (reperiti anche attraverso i tagli operati al comparto sanitario ?) . Nel caos pandemico e nella conseguente crisi istituzionale, economica e sociale generata da un virus proveniente dalla Cina, si scorge nitido il volto di una classe politica italiana inadeguata, poco lungimirante e supina ai voleri di Bruxelles. Ne deriva una mancanza di credibilità e autorevolezza che sta mietendo più vittime, sul piano sociale, di quanto stia facendo il Covid19 su quello sanitario.  Su quest’ultimo fronte, giova dirlo, sta combattendo un altro calabrese Domenico Arcuri (di Melito Porto salvo), nominato dal governo Conte due “ Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19”. In conclusione: la Calabria è il centro delle contraddizioni economiche e sociali derivanti dalla crisi pandemica in Italia, quanto Huan, in Cina, lo è stata per l’origine e la propagazione  del coronavirus.    ANTONELLA POLICASTRESE