Una Basilica chiusa per lavori e una festa che rischia di dissolversi…

 

 

Per come ha riferito di sguincio una testata giornalistica locale, la chiusura per restauri della Basilica Cattedrale di Crotone dovrebbe durare almeno due anni, il che farebbe di essa una sorta di “Fabbrica di San Pietro”. Seppure non sia possibile obiettare in merito alla necessità dei lavori posti in essere e tantomeno alla loro durata, c’è da constatare che qualcosa è cambiato profondamente, o indotto a subire un mutamento, nel rapporto, quasi ancestrale, che esiste tra quel baluardo fisico della fede e gli aspetti della religiosità popolare che esso custodisce. Parliamoci chiaro, la Basilica Cattedrale non è un mirabile esempio di architettura barocca, romanica o gotica; c’è di meglio in tal senso a Crotone e quindi il valore assoluto di quella chiesa è rappresentato da ciò che essa custodisce, cioè dalla veneratissima Effige della Madonna di Capocolonna che ogni anno, a maggio, dalla notte dei tempi, è calata dalla sua cappella privilegiata per essere posta al bacio dei fedeli. Questo rappresenta, o rappresentava, un aspetto liturgico imprescindibile della venerazione e del culto Mariano nella città di Crotone. Ma è dal 2020, cioè dal primo look-down e da quello del 2021, che qualcosa sembra essersi inceppato in questo rapporto tra santità e fede e suoi aspetti celebrativi. Per ragione e per forza sono trascorsi due anni senza che si sia potuto incontrare la Madonna in processione e tantomeno andare a trovarla perché le chiese sono state chiuse. Passata la pandemia c’era molta attesa nel popolo crotonese per il ritorno ai festeggiamenti Mariani, in tutti i suoi aspetti: fiera; giostre e fuochi d’artificio compresi, ma arrivò un solenne richiamo pastorale alla sobrietà anche per rispetto al conflitto che era deflagrato in Ucraina. Ne derivò un dilemma: fuochi si, fuochi no, ma alla fine lo spettacolo pirotecnico fu “della squadra” e tutto sembrava essere tornato alla normalità della festa dei crotonesi. Era il 2022. Ma è durata poco quella gioia, a maggio dell’anno 2023 l’intoppo per la celebrazione dei festeggiamenti, in toto, dalla processione di andata e di rientro da Capocolonna, fu rappresentato da un “bollino” di allerta gialla che poi diventava ora arancione, ora rossa, per stingersi nuovamente verso il giallo. Ci fu un consulto meteorologico senza precedenti a maggio scorso a Crotone; non era la prima volta nella storia dei festeggiamenti mariani che il maltempo diveniva convitato di pietra e non si hanno notizie storiche certe circa la mancata celebrazione dell’evento a causa delle condizioni atmosferiche. E’ andata come è andata, purtroppo; sono quattro anni che le cose non vanno per il verso giusto, sembrerebbe quasi che la Madonna non gradisca questa manifestazione di affetto del suo popolo, sia pure con tutti i suoi aspetti tamarri.  E sarà cosi ancora per altri due anni, al netto delle soluzioni alternative che saranno trovate a partire dal trasferimento temporaneo e occasionale della Sacra Effige nella chiesa dell’Immacolata. Non è raro che la fede sia intrisa dalla superstizione, anzi, le due cose si mischiano il più delle volte, perciò è legittimo pensare che esse non stanno più come dovrebbero stare e che l’identità culturale di un popolo fondata sul simbolo che meglio lo rappresenta, vada dissolvendosi a poco a poco, qualora di quel simbolo se ne perda la visibilità. Tale concetto è espresso secondo le teorie formulate da Michel Focault, peraltro mai alienate.  E’ come se il gregge andasse disperdendosi in assenza del suo pastore; è come se Crotone stesse regredendo ai tempi in cui si sostituiva al mito di Hera e di Eracle, appartenente a una civiltà pagana, quello della Madonna e di San Dionigi. Se tutto va bene ci vorrà il 2025 per tornare alla normalità della Festa, ma nulla sarà più come prima. La religiosità è  anche una abitudine e come tale le abitudini si perdono quando si abbandonano per troppo tempo; sono come un fuoco che si affievolisce sino a spegnersi quando non è alimentato a dovere. Le circostanze e gli uomini determinano questo divenire, c’è da sperare comunque che non ci sia dolo da parte umana…

A.P.