L’annuncio che Crotone avrebbe un efficiente assessore all’urbanistica (esattamente quello il cui nome circolava ancora prima che l’attuale amministrazione comunale affrontasse il ballottaggio), riaccende le speranze di cambiamento in questa città. L’incoronazione ufficiale restituisce fiducia e infonde ottimismo: hai visto mai che sia arrivato qualcuno in grado di capire che la città ha bisogno di un restyling profondo ancorché di altre colate di cemento ? Di ficcarsi in testa che, a bonifica ultimata, i terreni restituiti alla municipalità non potranno essere in alcun modo riutilizzati per fini residenziali, quantunque essi siano su vista mare ? Tutto può essere, il tempo è galantuomo e presto ci rivelerà le vere intenzioni di una scelta caduta su un principe del foro anzichenò su uno stratega dello sviluppo strutturale del territorio. Ci vorrà del tempo, ma frattanto si dovrebbe intervenire, con la massima urgenza, nella rimozione di quello scempio vergognoso perpetuato in piazzetta Rino Gaetano, laddove la fontana è stata colmata di cemento poi dipinto con lo stesso colore che avevano le cabine dei lidi adiacenti nei lontani anni settanta. Mai visto niente di più offensivo per il buongusto e così letale per l’immagine della città. Se il compianto Pasquale Senatore aveva eretto un gladio di travertino su di un colle cittadino, l’attuale sindaco ha fatto conficcare una spada nel ventre del lungomare, della quale rimane fuori l’elsa. Però si è trattato di un modo economico per rimediare a uno scempio altrettanto grande che era lo stato di degrado di quella fontana, trasformata in pisciatoio e contenitore di monnezza. A questo punto tanto verrebbe rimuoverla per sempre quella struttura di arredo urbano e lasciare dell’altro posto al piazzamento di sedie e tavolini al servizio dei locali che si affacciano in quello spazio. Non c’è altro sul lungomare di Crotone. Insomma, alla Amministrazione comunale può darsi che le fontane non piacciano per nulla e non sarebbe l’unico soggetto a pensarla così: “Io al sole non attribuisco più alcuna importanza, né alle scintillanti fontane che alla gioventù piacciono tanto”. Ma questo era il pensiero di Nosferatu, del principe delle tenebre che adorava l’oscurità e le ombre per sentirsi solo con se stesso. Il Sindaco, tra l’altro persona solare e aperta al sorriso, non riuscirebbe a starsene da solo neppure se lo desiderasse ardentemente, tanto è gravoso il compito che si è assunto e pesanti siano le responsabilità che su di lui inevitabilmente ricadono. Non è che si possa pretendere che quella (ex) vasca diventi la Fontana di Trevi, ma l’idea dell’acqua zampillante era molto azzeccata in quello spazio. La fontanina di piazzetta Rino Gaetano andava curata, sorvegliata, preservata dai vandali di cui questa città è ventre fecondo. Il rimedio, averla riempito di cemento color acqua di mare, è dunque peggio del male, laddove una politica seria di arredo urbano non ha mai attecchito e preso piede. Non si tratta di un programma complesso da porre in essere (di uno di quelli che, per esempio, rientrano tra le deleghe assegnate al nuovo assessore all’urbanistica), in un paio d’ore si possono fare miracoli, risolvere cose così semplici. A meno che uno dica che al Comune c’è altro da pensare; a quei programmi complessi, appunto, purché venga spiegato una volta per tutte cosa si intende con questo termine e quali siano i benefici attesi. Detta così, complesso potrebbe essere un programma spaziale per andare su Marte; la strategia di guerra per combattere la fame nel mondo oppure il cancro. Ma assai più complesso è arrestare lo scivolamento nell’abisso di un territorio cittadino; amministrare saggiamente una città cui persino i suoi Santi Patroni, San Dionigi e la Madonna di Capo Colonna, sembrano aver voltato le spalle. Ci riusciranno i nostri eroi ? Si attendono segnali che ridiano fiducia; il primo potrebbe essere la restituzione di una fontana in luogo di quel cesso in cui essa è stata trasformata.
Antonella Policastrese