Tuoni e fulmini contro i cittadini di Gorino, in provincia di Ferrara, che settimana scorsa hanno eretto barricate per impedire che un manipolo di immigrati fossero alloggiati nell’ostello del paese su ordine della prefettura. E ci sono riusciti, i gorinesi, a dirottarli altrove quei poveri disgraziati. Il Prefetto di Ferrara, per motivi di ordine pubblico, li ha fatti trasferire in altre strutture della provincia, dove prima di loro hanno trovato ospitalità un migliaio di profughi. Non sono mancati le severe condanne dell’ accaduto; lo stesso Prefetto ha lasciato intendere che ospitare quelle dodici donne, di cui una incinta, ed i loro otto bambini nell’ostello, avrebbe portato degli utili per la struttura, pressoché inutilizzata d’inverno. Ci è andato giù duro il ministro dell’Interno, Alfano, il quale ancora oggi afferma che la vicenda di Gorino non costituirà un precedente per l’Italia che ha scelto di accogliere i flussi di migranti. E tuona forte anche la diocesi di Ferrara-Comacchio definendo l’accaduto un episodio ripugnante, tanto più perché perpetrato nei confronti di donne e bambini. Dal canto loro i “rivoltosi” ,dinanzi alla constatazione della diocesi di Ferrara-Comacchio che tra quelle donne di colore ve ne era una incinta, hanno affermato che non gliene frega un cacchio. Tutto questo accadeva in Italia, nella tranquilla provincia ferrarese, mentre sulle coste, tra Sicilia e Calabria, in due giorni sbarcavano 5 mila disperati. Accadeva mentre a Calais, in Francia, si eseguiva lo sgombero della “Jungle” ovvero di quella baraccopoli di migranti che anelano di passare la Manica per stabilirsi in Inghilterra. E pure in quei giorni, a Lesbo, in Grecia, i migranti davano alle fiamme il centro di accoglienza che li ospita, protestando contro i ritardi nelle pratiche susseguenti alle richieste di asilo. Vacilla l’Europa sotto il peso di una situazione, quella dei migranti, che va facendosi sempre più drammatica e che sta facendo sprofondare l’Italia. Non l’aiuta la sorte il nostro Paese, né l’ingegno della sua classe dirigente trova soluzioni adeguate alla bisogna, oltre ad un timido abbaiare nei confronti della Unione Europea che si è rivelata essere cinica matrigna ancorché benigna madre adottiva. In questo consiste dunque essere ugualmente orfani; sentirsi dire cioè che la questione dei migranti è cosa nostra e che se vogliamo farcela con i soldi stanziati a livello europeo, bene, altrimenti dobbiamo arrangiarci… e arrancare. In tale acrobatico esercizio si dimena quotidianamente il Governo italiano, e fa altrettanto la popolazione, da Nord a Sud laddove, come se non bastasse, altre gravi emergenze incombono, terremoti compresi.
Frana dunque l’Italia, lo spread tra bisogni della popolazione e suoi diritti, è abissale; quello tra necessità di spesa (accresciutasi a dismisura con le politiche di soccorso e accoglienza dei migranti) ed effettiva disponibilità di risorse, è incolmabile. Per questo l’Italia bussa a denari alla UE, arrivando a minacciare di non votare il Bilancio dell’Unione quando sarà il momento. Parole che si dicono, minacce alle quali mai seguiranno i fatti, frattanto che si saranno compiuti i destini del Medio Oriente e che si conosceranno gli esiti della guerra in Siria e quindi le dimensioni di un nuovo esodo di massa proveniente da quelle aree geografiche. E’ inevitabile che ciò accada e il rischio che la “diga umana” ,composta da due milioni di profughi siriani e iracheni, costruita dalla Turchia e tenuta in piedi grazie ai congrui stanziamenti della Germania e della UE, possa tracimare, va facendosi sempre più concreto. Questa è geopolitica, si, ma…il coccodrillo come fa? Fa che le paure divengano sempre più contagiose, sino al punto da trasformarsi in fobie, come è accaduto in provincia di Ferrara, a Gorino, o come accadde a Rosarno a gennaio del 2010 ed a Roma appena un anno fa. Scene di quotidiana emergenza quella cui può capitare di assistere aggirandosi nei pressi del porto di Crotone, laddove, sulla banchina, è stato allestito un capannone per lo svolgimento delle operazioni di sbarco dei migranti al riparo dai curiosi. Ciò che non si riesce a occultare allo sguardo indiscreto è la presenza di navi, con una frequenza che non si verificava da quando attraccavano i mercantili per scaricare la blenda; e la sosta di tanti pullman di linea. Tutto senza contare il brulicare di uomini, divise e mezzi. Uno scenario ben definito, che suggerisce delle ipotesi di costo. Questo passa nella mente della gente; perché già soltanto il noleggio di una decina di pullman, per accompagnare i migranti in tutta l’Italia alle destinazioni stabilite dalle prefetture, può portarsi via almeno trentamila euro. E il resto della macchina organizzativa quanto può costare Domande che attendono delle risposte; che sono attinenti le sole operazioni di soccorso e di prima accoglienza. Di certo, i paesi che organizzano la partenza di questi sfortunati esseri umani traggono dei risparmi notevoli dacché non devono più utilizzare barconi e carrette del mare, il cui costo incideva pesantemente sulla loro squallida economia. Adesso si utilizzano i gommoni; le navi dei soccorritori arrivano anche dentro le acque territoriali e si spingeranno sin dentro i porti e sulle rive per salvare il tragico carico di esseri umani. Salvare degli esseri umani non ha prezzo; ed è quello che l’Italia sta facendo e dovrà fare ancora, ma con quali risorse se queste scarseggiano e il Pese è indebitato sino alla cima dei capelli ? Perché sia chiaro che quanti guidano la macchina dei soccorsi e il sistema dell’accoglienza poi presentano fattura allo Stato. Fermo restando che i flussi di migranti, profughi e rifugiati andranno avanti e che faranno registrare incrementi biblici quando si apriranno gli altri fronti mediorientali; assodato che la UE continuerà a fare orecchie da mercante sull’argomento, forse sarebbe il caso che l’ Italia cominci a emettere fattura nei confronti degli stati di provenienza dei profughi e di quelli che organizzano e lucrano sull’esodo, Libia e Egitto in testa. I crediti maturati sarebbero certamente inesigibili, tanto quelli che lo Stato italiano reclama dai propri cittadini contribuenti, che, giorno dopo giorno, sono divenuti sempre più poveri ancorché evasori inguaribili.