Ambiente distrutto ,in nome del progresso

 

 

Non c’è pace per gli ulivi. 211 piante sradicate per permettere il passaggio del nuovo gasdotto che dovrà trasportare gas dall’Azerbaijan fino in Italia. Luogo prescelto Melendugno, paese della Puglia. Per costruire gli impianti bisogna  togliere ulivi,ma quando si tratta di affari, che problema c’è? Altro che difesa dell’ambiente, tutela dei nostri prodotti. Nell’era della globalizzazione l’olio si può importare dal Marocco e se non ha le caratteristiche organolettiche che ne fanno un prodotto di nicchia non ha importanza. La globalizzazione serve a importare profughi dall’Africa per trasformarli in potenziali consumatori, con buona pace delle multinazionali che hanno la precedenza su tutto, pur di fare profitti e congrui guadagni. E così, se vengono a scipparci i luoghi del nostro vivere e la gente si ribella, si schierano poliziotti antisommossa per manganellare chiunque si trovi nel mucchio, compresi i sindaci che a Melendugno hanno appoggiato il dissenso della comunità. Piante secolari caricate su un camion, strappate dalla terra dove per secoli sono rimaste, con la promessa che gli ulivi verranno piantati altrove. Ultimamente non solo non c’è più rispetto per le persone, ma la follia non ha limiti e le piante non possono essere trattate come se fossero delle cose da spostare a piacimento. Gli alberi d’ulivo, violentati e trattati come un ingombro, hanno ritmi e tempi legati ai cicli della natura e se vivono su un pezzo di terra da secoli non è detto che attecchiranno altrove. L’ambiente e la sua tutela sono diventati un optional e, in questa Italia ormai ridotta al lumicino, veniamo trattati come i popoli dell’America Latina o del North Dakota. Non siamo distanti da quanto sta facendo Trump nella terra  sacra dei Sioux che prevede la costruzione di due oleodotti in nome di attività lavorative. Come dimenticare Berta Caceres uccisa nel marzo del 2016 perchè si opponeva alla costruzione di una diga da parte delle multinazionali; Governi contro attivisti consapevoli del fatto che distruggere la terra, depauperando i suoli significa condannare l’umanità a morte sicura a causa di carestie o cambiamenti climatici non indifferenti. No, non è diversa la storia da noi e non ha senso redarguire Trump, puntargli il dito contro se anche noi ci collochiamo sulla sua stessa lunghezza d’onda. Difendere Melendugno, lottare strenuamente conto il Tap è un segno di civiltà, un grido disperato per chi sta distruggendo l’ecosistema marino, erodendo territorio, come nel caso degli alberi d’ulivo e ingenerando così inquinamento e intaccamento delle nostre risorse naturali. In nome del turismo si costruisce su pezzi di costa abbattendo la macchia mediterranea, per favorire gli interessi di privati spesso in combutta con la criminalità organizzata che investono e ne hanno senz’altro un ritorno. Non si va tanto per il sottile quando si decide di costruire tubi sottomarini adducendo come pretesto il rifornimento energetico di gas per essere indipendenti dalla Gazprom. Affari che si stipulano con governi compiacenti dimenticando che l’energia pulita c’è ma non si vuole investire su di essa,  forse perché il ritorno economico non è congruo per alcuni. E così ci si arma di picconi, si va dove ci sono gli ostacoli e si rimuovono pur di costruire ciò che si vuole. Il Bel Paese sta rischiando di trasformarsi in un ammasso di cemento che finisce per occupare ogni più piccola zolla di terra utile per l’agricoltura. Come se non bastasse, i mari sono  meno pescosi per via di una pesca attuata con strumenti tecnici che raschiano i fondali e non permettono a chi è sempre vissuto di questo di portare a casa il pane. Mari inquinati di sostanze che puntualmente ritroviamo nel prodotto finale che finisce sulle nostre tavole, perché l’allevamento intensivo è fatto sfruttando sia i pesci, sia il bestiame, sia ogni forma vivente che rischia di scomparire. Si firmano accordi per evitare le emissioni di anidride carbonica per scongiurare i cambiamenti climatici, ma alla fine, come in una commedia dell’assurdo, basta girare gli occhi e si viene fregati senza che ci sia possibilità di replica. Basta con questo sfruttamento selvaggio. Si abbia rispetto per il pianeta invece di condannarlo a schiattare. Il vero oro dei popoli è il mare, la terra, i fiumi, l’acqua. Non rubateli. I soldi a confronto sono un niente.