Della serie a volte ritornano

crotone_aereaAl tempo degli antichi latini con il termine “cui prodest” (a chi giova ?) ci si domandava quali reali interessi si celassero dietro delle scelte, soprattutto politiche e, più in generale, ce lo si chiedeva quando tali scelte erano dichiaratamente  perseguite, in maniera solenne, nel nome del bene pubblico. Non si fidavano, dunque, i nostri avi di chi adottava leggi e provvedimenti soprattutto quando non ritenuti di impellente necessità collettiva. Nel senso che, se il popolo chiede pane e si comprano tendaggi per abbellire i palazzi del potere, c’è da presumere che si voglia portare giovamento a qualcuno in particolare; al tappezziere, in questo caso, non a tutto il popolo. Salva e impregiudicata rimane sempre e comunque la legittimità delle scelte, ancorché discutibili, quando queste sono adottate da chi ha ricevuto un mandato popolare: un presidente del consiglio eletto; un governatore; un sindaco. Non a tutti è dato di conoscere le ragioni di talune scelte; talvolta possono celare nobili intenti, lungimiranti obiettivi; ambiziose strategie per il perseguimento del bene comune. Insomma; quantunque sia lecito domandarsi “cui prodest ?” di un deliberato, è vero anche che, per dirla con Blaise Pascal : “ Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”. Sarà dunque stata una scelta di cuore quella adottata l’ultimo giorno dell’anno dal Consiglio comunale di Crotone che ha portato all’acquisizione dell’ intero pacchetto societario di “Crotone Sviluppo S.c.p.a”. Sarà stato per strappare quella agenzia di sviluppo e di marketing imprenditoriale al destino crudele che ha coinvolto l’ente (la Provincia di Crotone) che ne era praticamente proprietario. Può essere però che il Consiglio comunale abbia deciso di comprarsi “Crotone sviluppo” per mettere in salvo e/o stabilizzare eventuali posti di lavoro creati da quella agenzia. Queste, allora si, sono nobili ragioni del cuore che vanno accettate, condivise e possibilmente estese a tutte quelle realtà aziendali in crisi e sull’orlo del fallimento che affollano la realtà economica del territorio comunale. Alla ragione, cioè a quanti non siedono negli scranni del Consiglio comunale, è invece stato detto che l’agenzia, fondata nel 1993 per facilitare e raccordare le iniziative che avrebbero dovuto, per sostituzione, reggere l’urto della deindustrializzazione e garantire i livelli occupazionali che andavano dissolvendosi, avrà l’importantissimo ruolo di attrarre risorse e finanziamenti comunitari, soprattutto quelli provenienti dai fondi strutturali 2014/2020. La qual cosa, il Comune di Crotone, non sarebbe riuscita a fare con i propri mezzi e con le risorse umane a disposizione; almeno così è stato detto e ribadito. Insomma, ci volevano gli specialisti e “Crotone sviluppo S.c.p.a”, dopo essere stata tenuta praticamente in coma farmacologico per anni dalla Provincia, dal giorno dopo il completo fallimento del “Contratto d’area”, è divenuta società in “housing providing” del Comune di Crotone. Detto e fatto, dunque, per la società, direttamente coinvolta e unica sopravvissuta, del disastro industriale e post industriale della chimica e della metallurgia crotonese. A chi giova dunque e soprattutto a cosa giova veramente riportare in vita organismi che si sono contraddistinti per la propria sterilità e mancata incisività sul tessuto economico del territorio. Nel caso di “Crotone sviluppo” il cui salvataggio è andato in porto a fine anno, è ipotizzabile, in tempi rapidissimi, una ristrutturazione organizzativa e aziendale, con la nomina di un direttore o di una direttrice che abbia dimestichezza con i finanziamenti comunitari. Il che significa nulla altro che saper leggere delle norme e delle regole scritte in italiano, a prescindere dal saper distinguere quali denari servono alla crescita e quali altri a favorire una decrescita il più possibile felice. Perché i soldi la UE li stanzia tanto per affondare le barche dei pescatori, quanto per avvelenare le mandrie e le greggi; oppure ancora per convertire e/o abbandonare le colture tradizionali. La forza delle idee è tutta un’altra storia e anche una merce che non si trova a buon mercato. Ed è proprio delle idee che Crotone ha un disperato bisogno. Per quanto riguarda i trascorsi di “Crotone sviluppo” basterebbe andare a leggere per intero il suo tragico resoconto in merito alla attuazione del Contratto d’Area del quale era assisa a paladina. Eccone uno stralcio in merito all’utilizzo delle risorse stanziate per agevolare nuove attività imprenditoriali: “…I casi di revoca e rinuncia hanno riguardato per il 90% le imprese con provenienza societaria non locale. Circa 30 mln di euro sono stati “bloccati” da imprenditori non locali che o non hanno mai avviato gli investimenti ovvero non li hanno completati. A questi si aggiungono 72 mln di euro che non sono stati mai erogati perché destinati ad una unica iniziativa imprenditoriale, la cui compagine sociale, non locale ha rinunciato e non ha mai avviato…”. Ecco, all’epoca dei fatti “Crotone sviluppo” era, o avrebbe dovuto essere, il braccio operativo del Responsabile unico del Contratto d’area e quindi il garante del buon esito del Contratto d’Area. Ma nel riportare questi dati, che provano l’assoluta incapacità di modificarne la portata sul nascere, è come se la società appena a acquistata dal Comune di Crotone implicitamente dicesse così: “non ho visto e sentito niente; non c’ero e se c’ero dormivo…”

Da quel sonno, o morte apparente che fosse, “Crotone sviluppo S.c.p.a.” è stata risvegliata con un “tenero bacio” l’ultimo giorno dell’anno 2016 dal Consiglio Comunale. I più maliziosi, in quell’ avvicinamento di labbra, vi hanno visto invece una pratica di respirazione bocca a bocca; andata a buon fine.

                                                                                                                      Antonella Policastrese